sabato
26 Luglio 2025

L’opera lirica farà la fine dei dinosauri?

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Teatrino di collina in una dolce serata estiva. In cartellone Rigoletto. Gilda è tutta intenta a cantare la gioia del suo amore giovanile, ignara della drammatica piega che prenderà la sua sorte. L’emergente interprete si sta prodigando con gran perizia nei gorgheggi più noti dell’aria Caro nome e, proprio subito dopo il celebre re diesis della cadenza di tradizione più famosa, in una breve pausa per recuperare fiato, una vocina si leva timida, ma netta, si percepisce nel porre una semplice e tenera domanda: Mamma, perché quella signora urla? L’innocenza dei bambini è spesso disarmante e ci mette davanti alla caducità dei nostri costrutti iperstrutturati.

Che risposta si poteva dare a quella domanda è arduo a dirsi, eppure semplice. Si poteva dire laconicamente che la signora stava cantando, ma quel tipo di canto non risponde minimamente a ciò che la vocina ha esperito nella giovane vita uditiva. Avrebbe, quindi, ciò innescato una catena di domande le cui risposte non avrebbearo trovato sede adeguata durante lo svolgimento dell’opera verdiana. Ciò porta, quindi, a un interrogativo ben più stringente, ossia perché si sia levata quella domanda. Non è questo il momento in cui si parlerà di carenza di istruzione e sensibilità verso l’opera d’arte musicale (che pure esiste), ma è vero anche che non si può non notare che questo genere di canto è sempre meno presente nel quotidiano. Quanti sono i bambini della prmaria, proprietari di quelle vocine, che abbiano mai sentito non un’aria (per carità, non si arrivi a sì tanto abominio), ma almeno una frase celebre, un Vincerò, un Amami Alfredo, un Figarofigarofigaro? Ecco, ormai nemmeno le pubblicità attingono a brani d’opera.

Tanti anni fa fece storcere più di un naso la pubblicità di un ferro da stiro a vapore che aveva osato modificare il testo del Va’ pensiero. Oggi si sorride amaro pensando che almeno così si continuerebbero a sentire in tutte le case le note di Verdi. Viene da pensare, purtroppo, che il mondo musicale che ha dominato fino alla rivoluzione culturale del ’68 stia per essere definitivamente musealizzato, senza più alcuno spiraglio per ritornare a essere vissuto come viva opera d’arte e abbiamo un bel dire noi addetti ai lavori, ma finché non si ritornerà ad avere una capillarità di questa cultura, la sfrutteremo solo senza farla rivivere. Come i dinosauri, trasformati in petrolio dal tempo e bruciati in una nuvoletta.

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