Quartetto Klimt, un eccellente esempio di eleganza e rigore musicale

Quartetto Klimt

Quartetto Klimt (foto Jenny Carboni)

La musica da camera è quel grande repertorio che a torto è considerato dal grande pubblico come secondario, o peggio, noioso. Ci si dimentica, in questo caso, che proprio questo genere è stato, fino all’avvento della discografia di massa, l’unico modo di poter fruire quotidianamente della musica. Nella storia dell’umanità, l’esigenza di una sonora compagnia è stata una costante e prima dell’invenzione della riproducibilità d’un evento irriproducibile qual è l’esperienza acustica, l’unico mezzo per poterne godere è stato suonare. Proprio per questo motivo nel corso dei secoli fiorì una grande letteratura cameristica per i dilettanti, ossia chi suonava non per professione ma per puro intrattenimento personale. Da questo principio è nata la musica da camera che è stata, poi, elevata a vetta suprema della musica. Il concerto del 27 giugno che ha visto il Quartetto Klimt far echeggiare nelle volte del chiostro della Biblioteca Classense le note di grandi compositori è sicuramente stato uno degli appuntamenti più interessanti di tutto il Ravenna Festival 2018.

Dei quattro componenti del gruppo italiano non si può che dire tutto il bene possibile, suonano con gusto, eleganza, intelligenza e rigore: una vera eccellenza italiana che purtroppo non è nota al grande pubblico come sarebbe giusto fosse.

Ha aperto il concerto la lettura del difficile Adagio e Rondò D 487 di Franz Schubert: il brano è stato tra le pagine più stupefacenti dell’intero concerto, mettendo subito in mostra quale coesione d’intenti e quanta sintonia siano presenti nell’arte del Quartetto Klimt.

Notevole anche l’esecuzione del Quartettsatz di Gustav Mahler, unico lavoro cameristico del compositore austriaco, nel quale è messa in luce la natura anticipatoria della rivoluzione schönberghiana: interessante ancor di più è stata la giustapposizione del Quartetto in la minore di Alfred Schnittke, nel quale il compositore russo elabora il materiale mahleriano che sotto le dita del quartetto italiano giunge a chiudere un cerchio immaginario tra i due brani.

La seconda parte del concerto si è aperta con una composizione di Azio Corghi ¿…aimez-vous S…? che, nella interessante lettura degli interpreti ha lasciato il pubblico attonito (anche per la difficoltà di ascolto del brano). L’ultimo compositore eseguito in questo evento è stato Robert Schumann il cui Quartetto op. 47 è stato quella boccata d’aria fresca che le orecchie del pubblico, abituate ancora alla musica tonale, aspettavano.

Queste sono le serate che nobilitano i festival e che permettono al pubblico di essere più competente. Sono questi gli eventi che dovrebbero trovare più spazio in ogni rassegna.

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