Tra le centinaia di libri che occorrerebbe assolutamente leggere prima di lasciare questa valle di lacrime, ce ne sono tre che si avvicinano con passi lievi alla perfezione, ossia I miserabili di Victor Hugo, La montagna incantata di Thomas Mann e Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas. È in quest’ultimo che nelle pagine iniziali il povero Edmond Dantès scopre con terrore che il padre non ha più i soldi nemmeno per acquistare il suo vino di Malaga! Ed è proprio in Spagna che volevo arrivare con questa introduzione inutile, nella fattispecie dalle parti di Ávila, dove viene fatto il Malvar in purezza (è un bianco) della cantina Vinos Ambiz.
Tutto è giusto, in questo vino, a partire dalla retro etichetta, che, dopo una citazione di Greta Thunberg, racconta cosa c’è nel vino (“mosto di vino fermentato”), cosa non c’è (una lista infinita di tutti gli additivi chimici permessi per legge), cosa ha fatto il vignaiolo (pigiato l’uva e fatto qualche travaso) e cosa non ha fatto (altra lista inquietante). Ma la cosa che poi conta è che questo Malvar è ridicolmente buono, tanto che non ha nemmeno senso star lì a parlare di bouquet super fresco, agrumato, in cui sentiamo mela cotogna ed erba secca, e dell’esplosione di gusti in bocca.