Nel 1205, mentre si trovava nella chiesa di San Damiano a Roma, a Francesco d’Assisi successe l’episodio più significativo di quella conversione che lo portò poi a diventare il magnifico santo che tutti amiamo: mentre era in preghiera raccontò di aver sentito parlare il crocifisso, che per tre volte gli disse «Francesco, va’ e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina».
Ora, so già che quello che sto per dire susciterà qualche perplessità, lo capisco, ma quasi la stessa cosa è successa anche a me l’altra sera, quando, dopo aver rinvenuto in cantina una bottiglia di merlot 2020 della slovena Ferdinand, ho sentito parlare il caminetto, che (per una volta sola) mi ha detto «Questo è uno dei migliori merlot che mai berrai in vita tua, fa’ qualcosa!». In preda all’estasi mistica, ho pensato che l’unica cosa da farsi fosse stapparla.
Gaudeamus igitur! Nel calice il merlot di Ferdinand si presenta con un rosso rubino cardinalizio molto sensuale, animato da vivaci riflessi violacei, segno di vitalità. Il naso è ricco e deciso (le note predominanti sono quelle che ti aspetti, bacche rosse mature con delicate sfumature speziate, in particolare di pepe nero), ma la festa è nel palato, perché, signori miei, freschezza, eleganza e rotondità sono in una ben rara armonia celestiale. Amen.