È giunto il momento di parlare di un vino eccezionale che però è assurto a notorietà più per il suo nome, che certamente si presta a facili (facilissime) ironie. Chiamarsi Bricco dell’Uccellone sembra quasi una trovata di marketing “simpatica”, ma la piemontese famiglia Braida non ha certo tempo da perdere in simili pagliacciate, e il nome della loro Barbera d’Asti Docg 2021 arriva da una storia vera.
“Bricco” è la cima di una collina, in questo caso quella della loro vigna; “l’Uccellone” – l’uselun, in dialetto – era una signora che viveva sopra tale vigna, vestita sempre di nero e dotata di una canappia che ricordava il becco di un uccello. Da lì, l’idea del nome, che ancora oggi strappa un sorriso, tranne quando arrivi alla cassa dell’enoteca per pagare. Dietro la leggenda c’è Braida e la visione di Giacomo Bologna, l’uomo che ha trasformato la barbera da vino rustico di campagna a rosso da meditazione.
Nel bicchiere, il Bricco è un’epifania, intenso, profondo, con profumi di prugna, vaniglia e cacao. In bocca è caldo, pieno, con una persistenza che non ha nulla da invidiare ai grandi rossi che lo circondano, barolo in primis. Questa Barbera d’Asti è diventata un’icona, insegnando che anche i vini “popolari” possono volare alto.



