Due gocce di vernice in terra

Blonde

Blonde Redhead – Sit Down For Dinner (2023, Section 1)

In Pollock, il film di Ed Harris, c’è una scena in cui Jackson Pollock diventa Jackson Pollock. Sta dipingendo dentro al fienile della stamberga che ha preso in affitto, è povero in canna, non sta vendendo un quadro e forse è in crisi. Mentre pensa a cosa dovrebbe dipingere gli cade per terra qualche goccia di vernice. Guarda la macchia, ci pensa e inizia un nuovo quadro. Qualche tempo dopo Lee Krasner entra nel fienile e gli dice: “you’ve done it, Pollock.” È una rappresentazione veritiera ma non troppo. Ci piace perché riduce il processo artistico a una rivelazione mistica, un momento di ispirazione assoluta in cui chiunque è potenzialmente in grado di produrre un capolavoro immortale.

È una cosa che succede anche con la musica: se il disco è la fotografia di un istante, il grande disco fotografa specificamente un momento di perfezione in cui una band smette di esistere come potenziale e si mostra come una strepitosa realtà. Uno dei massimi esempi di questo può essere considerato un disco dei Blonde Redhead uscito nel 2000 (lo stesso anno di Pollock) e intitolato Melody Of Certain Damaged Lemons. Fino a quel momento erano una buona o magari un’ottima band (quattro dischi di cui due eccezionali, La mia vita violenta e Fake Can Be Just As Good, melodici ma aspri, un po’ alla Sonic Youth).

In quel disco sono una grande band, suonano grandi canzoni che trovano il pop ma suonano comunque diverse da tutto. Uno strappo netto e assoluto con un passato che, dal 2000 in poi, suona come una sorta di esperimento per arrivare alla perfezione di Melody. Il problema è che un momento perfetto può diventare una gabbia, e se iniziano a trattarti come un genio prima o poi ti convinci di esserlo.

Così i Blonde Redhead hanno iniziato a fare dischi pensando di avere idee, invece di fare dischi con delle idee, e lì è più o meno finito il loro momento di gloria. Il nuovo disco dei Blonde Redhead parla più o meno di questo: aver confuso un inizio con una fine, aver provato ad esistere alle proprie condizioni, essere bruciati su una pira come un eroe classico. Ed ecco perché Sit Down For Dinner suona forse mediocre ma anche orgoglioso e convinto, come il disco di un gruppo che forse non era destino diventasse un’istituzione, ma ha sempre lavorato alle sue condizioni e sa mostrare ancora con orgoglio il suo percorso artistico.

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