domenica
21 Settembre 2025

La perimenopausa del pop

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Sophie Ellis-Bextor – Perimenopop (Universal, 2025)
Da un disco che si chiama Perimenopop, inciso da una one hit wonder a cavallo dei due secoli, ci si può aspettare più o meno di tutto. Sophie Ellis-Bextor era finita in cima alla classifica inglese quasi per caso: i Theaudience, la sua band, si erano sciolti da pochissimo, e lei si era messa a lavorare come guest per qualche produttore del giro dance inglese. Groovejet di Spiller, con le sue parti vocali, aveva fatto clic e si era guadagnata la testa della hit parade. Così ci si era convinti a investire su di lei, e per il primo disco le avevano messo in mano un bel po’ di canzoni di peso. Una era stata scritta anni prima da Gregg Alexander dei New Radicals; leggenda vuole che dovesse andare a ballare con gli amici, ma l’auto non fosse partita, e per far passare il nervoso avesse messo giù la prima versione di quel pezzo.

Si intitolava Murder On The Dancefloor ed era diventato la canzone più ascoltata del 2002 in Europa. Poi di Sophie Ellis-Bextor non si è saputo più molto; ha sempre fatto musica, e infilato qualche buon successo in Gran Bretagna, non proprio roba da spaccare a metà il pianeta. Credo che il mondo abbia condiviso per molto tempo la stessa opinione di SEB che avevo io: la classica meteora che ha combattuto vent’anni e passa per scongiurare un destino che era scritto nella pietra. Credo che nel 2025 si possa dire ci sia riuscita. A molto è servito il fatto che Murder On The Dancefloor era nella colonna sonora di Saltburn, orrendo (parere personale) dramma inglese del 2023. Una specie di commedia dei veleni aggiornata ai rimasugli del britpop, che ha dettato tendenza e rimesso in circolo quel singolone, tornato d’improvviso in cima alla classifica inglese.

Il tutto ci ha portato a Perimenopop, disco nuovo di zecca, orgogliosamente dance. Sophie ha un’incredibile capacità di suonare come suonava a quei tempi ma senza dare l’idea di cavalcare un’ondata nostalgica, come se vivesse in una capsula temporale in cui le cose del pop hanno girato in una maniera differente – e magari le fosse concesso di andare di quando in quando a fare acquisti al negozio e capire come adattare le tecnologie odierne della musica ai suoi scopi. Un disco sorprendentemente gradevole che forse non la farà diventare la nuova Beyoncé, ma viene da pensare che se la Beyoncé di Renaissance lo ascoltasse, un po’ di invidia, insomma…

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