Quando Giorgia fece la storia a Sanremo

Giorgia a Sanremo nel 1995

Tutta la cultura pop italiana anni ’90 che ho me la sono fatta sfruttando due fonti principali. La prima era la radio in FM che ascoltavo quando lavoravo nel negozio di alimentari di famiglia – Sabbia, Gamma, Studio Delta e Centrale, che mio fratello cambiava più o meno a rotazione. La seconda erano questi due ragazzi con cui mi ero ritrovato a uscire dopo che il gruppone di quasi-coetanei del mio paese si era disgregato. Uno dei due era il mio migliore amico, l’altro era una persona con gusti a lui molto affini; se volevo uscire con loro, dovevo adeguarmi. Erano ottime persone, sia chiaro, è solo che mi facevano schifo i dischi che ascoltavano e i film che guardavano – il che, considerato che la mia vita si esauriva nell’ascoltar dischi e guardare film mi fa chiedere spesso come abbia potuto uscire con questi due tizi per un paio d’anni.

Dall’altra parte chiunque venga dalla provincia romagnola degli anni novanta sa benissimo di che cosa sto parlando: l’identikit del punk/skater/metallaro che si fa 20 serate in discoteca l’anno era assolutamente plausibile, anche se sporcato di un po’ di patina snob – lo facevamo con quel senso stile “questa non è musica ma questi sono i miei amici” che ci ha impedito di pomiciare per quattro anni grassi. Naturalmente il mio mindset dell’epoca non era positivissimo nei confronti di questa cosa: mi sembrava di stare perdendo un sacco di tempo e di soldi che avrei potuto investire per andarmi a vedere un concerto dei Black Colon, “e invece sono qui a bere il vodka lemon con sotto questa tunz del cazzo”. Non avevo idea che un giorno la cultura italiana avrebbe sbroccato e che praticamente tutta l’intellighenzia culturale sarebbe stata composta da sfigati come me, che ascoltavano Fugazi e Gala uno di fila all’altra. Per dire, Lorenzo Senni ha usato in modo creativo un’adolescenza passata a fare la spoletta tra il CSA Confino e il Peter Pan, e ora pubblica roba fichissima che tutti ascoltano e capiscono perché hanno lo stesso retroterra. Sto divagando.

I miei due amici di cui sopra avevano questo vezzo intellettuale di chiamare tutte le persone famose con il loro nome di battesimo, o quello che supponevano essere il loro nome di battesimo, e questa cosa mi mandava via di testa. Ad esempio se parlavano di PAMELA dovevo capire che parlavano di Pamela Anderson e non di quella che tutti all’epoca in Italia chiamavano Pamela, cioè una tizia di “Non è la Rai”. Se parlavano di BOBBY era Bobby Brown (il marito violento di Whitney Houston, in quegli anni in classifica con la fondamentale hit “Two Can Play That Game”), poi si discuteva dei capelli di FEDERICA (Panicucci), del culo di CINDY (Crawford, il film era il fondamentale Facile Preda con William Baldwin) si andava a vedere i film di ANTONIO (Banderas ma a volte anche Albanese) e TINTO (ok, questa è facile). Mi sentivo un ritardato, davvero: riuscivo a inquadrare sì e no la metà delle persone di cui parlavano.
Così quando uno dei due iniziò a manifestare la scimmia per GIORGIA non riuscivo a capire di chi cazzo stesse parlando. Ho fatto finta di capire di chi stesse parlando, mentre iniziavo a cercare febbrilmente notizie su una cantante che si chiamasse Giorgia qualcosa. Il fatto che si riferisse a Giorgia, intendo la cantante italiana che si faceva chiamare soltanto Giorgia, mi sembrava troppo facile. Dopo due o tre settimane di crisi nera dovuta all’assenza di fonti, i primi riferimenti alle canzoni mi fecero capire che stava parlando di quella Giorgia lì. Di lei aveva iniziato a raccogliere febbrilmente materiale, e vi giuro che all’epoca raccogliere materiale su un cantante – anche ultra-mainstream – non era affatto semplice. Esempio pratico: come si fa, nel 1995, ad avere il video di un suo concerto? Se vai al negozio di dischi, o meglio al Media World, puoi beccarti il disco di studio. Se va grassa c’è anche un live, ma solo per i cantanti che sono in giro da parecchio; il resto tocca inventarselo, ad esempio registrando su VHS le sporadiche apparizioni di Giorgia alla Tv generalista, ma non al Festivalbar perché lì suonano in playback. Magari certe cose che fanno nei contesti natalizi con 10 cantanti ospiti che cantano una o due canzoni a testa, se va molto bene una delle loro. Oppure se sei un cantante con un pubblico giovane potrebbe esserci qualcosa su Videomusic, che nel mio paese purtroppo non prende per via delle colline attorno che disturbano il segnale. Così il mio amico s’era armato di pazienza, consultava TV Sorrisi e Canzoni e registrava ogni apparizione televisiva di Giorgia. È stato così che qualche mese dopo mi parlò esaltato del prossimo concerto della cantante, che era da vedere assolutamente perché Giorgia tutte le volte che fa una canzone “la cambia” rispetto alla volta prima. Gorgheggi, vocalizzi e roba così.

Di Giorgia non so molto, tuttora. Non mi è mai saltato in mente di andare a cercare una sua biografia, non ho mai sentito davvero la necessità di comprare un suo disco – anche se qualcuno l’ho scaricato. La conobbi quando stravinse il Sanremo Giovani del ’94 con “E poi”. Mio babbo disse che era «figlia di un discografico molto famoso» (una cosa che ho creduto fosse vera fino a cinque minuti prima di scriverla) e che quindi la sua vittoria era stata pilotata. O forse era la vittoria ai big di Sanremo nell’anno successivo, non ricordo. La sua carriera è stata accompagnata dalla diceria secondo cui una cantante così dotata, se avesse avuto pezzi migliori, avrebbe fatto la storia della musica italiana. Io non so cosa pensare di questo: mi sembra un’idiozia, o comunque preferisco il suo greatest hits a quello di quasi tutti i suoi contemporanei italiani.

E comunque per me c’è stato un momento in cui la storia della musica italiana l’ha fatta. È successo al Sanremo del 2001: l’edizione agghiacciante condotta da Raffaella Carrà con Megan Gale e Ceccherini che sembrava sotto metanfetamine; Giorgia si presentò con “Di sole e d’azzurro” e portò a casa quella che, parere personale, è la performance più intensa e stupefacente dall’82 in poi sul palco dell’Ariston. Non riuscì manco a vincere, arrivò dietro ad Elisa. Pazienza. Mensilmente attacco Youtube e mi guardo il video. Ho smesso di uscire con quei due ragazzi prima di riuscire ad andare a vedere il concerto di Giorgia, comunque. Ai tempi mi sarebbe sembrato troppo, oggi mi dispiace un po’ averla persa. Magari riesco a fare un salto a Rimini.

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