venerdì
31 Ottobre 2025

Se mi lasci ti scrivo un disco

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Succede anche nella vita vera, magari vi è capitato nella post-adolescenza, o avete qualche amico che l’ha fatto. Un musicista va incontro a una brutta rottura con la propria fidanzata, magari ci sono dietro dei traumi o delle storie di corna o pure peggio. Sei mesi dopo la sua band entra in studio a registrare i pezzi che ha scritto durante la crisi, perlopiù ballate romantiche col cuore spezzato ma anche no. Da un punto di vista qualitativo può venir fuori qualunque cosa: alcuni di quelli che comunemente chiamiamo breakup album sono tra i dischi della mia vita (al volo mi vengono in mente Jane Doe dei Converge e Domestica dei Cursive, usciti nei primissimi anni duemila), altri sono schifezze inenarrabili. La cosa più curiosa successa in un venerdì discografico molto moscio è l’uscita di due dischi di altissimo profilo che sono, in entrambi i casi, identificabili come breakup album.

Quello di cui sappiamo di più, anche grazie a una copertura imponente che ha coinvolto stampa e influencer, è il nuovo album di Tiziano Ferro, che si intitola Sono un grande e a dire la verità, da un punto di vista artistico, segue la traiettoria che il cantautore di Latina ha imboccato grossomodo un decennio fa: le canzoni fanno un po’ più fatica ad arrivare e si cerca di risolvere con dei suoni molto più sciccosi, che nel suo caso finiscono per peggiorare la sensazione finale. Nel suo caso parliamo di un album equilibrato e pensoso, nel quale si è preso il tempo per fare una specie di bilancio delle cose sulla sua vita: cosa ho imparato, come sto oggi, cosa sta succedendo intorno a me.

Un disco onesto, non eccezionale ma onesto, destinato purtroppo a venir spazzato via da un fortunale: nello stesso giorno Lily Allen pubblica il suo breakup album, intitolato West End Girl (era sposata con David Harbour, l’attore di Stranger Things). Il quale fa quello che di solito un disco di Lily Allen fa alla musica popolare: entra, inizia a urlare, tutti si mettono ad ascoltare e alla fine non ti ricordi letteralmente nient’altro. Lily scrive nell’unico modo in cui è capace, con poca inclinazione alle sfumature, facendo nomi, scendendo nei dettagli e (immagino) esponendosi a un mare di casini legali. Abbiamo imparato da tempo a non fidarci della voce narrante di una canzone pop, ma che disco incredibile. Povero Tiziano.

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