domenica
15 Giugno 2025

Anche dopo 45 anni la saga di Mad Max non sbaglia

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Coverlg HomeFuriosa: A Mad Max Saga (di George Miller, 2024)
La saga australiana di Mad Max, che personalmente si fa preferire a quell’altra più famosa che non cito per non agitare i suoi simpatici ma suscettibili fan, ha inizio nel 1979 per mano di George Miller, e con il titolo italiano Interceptor. Protagonista della saga è Max Rockatansky, interpretato nei primi tre film da Mel Gibson; pur trattandosi di un film a basso costo, il successo di Mad Max in Italia e in tutto il mondo è clamoroso tanto che in negli anni successivi Miller realizza Interceptor – Il guerriero della strada nel 1981 e (finalmente col titolo giusto) Mad Max oltre la sfera del tuono nel 1985, consolidando il successo della saga.

Dopo 30 anni esce Mad Max Fury Road ed è un ritorno talmente magnifico che piovono Oscar dappertutto, premi meritati perché il film è una bomba, un divertimento perfetto e un grande film di fantascienza. Furiosa, che nel film precedente era Charlize Theron, fa un passo indietro e racconta la sua vita da quando la nostra eroina era bambina e riesce a sfuggire, con fatica e dolore, al malvagio Dementus, fino all’età adulta ove si imporrà come vera e propria guerriera di strada. Furiosa è Anya Taylor-Joy ed è perfetta, come tutto il cast a partire da un iconico e ironico Chris Hemsworth, e il film segue perfettamente la falsariga dei suoi predecessori. C’è sempre un eden a cui mirare, un deserto in cui vivere, un mondo post-atomico in cui sopravvivere, e soprattutto eterne lotte tra motociclisti e gigantesche betoniere che pare non trovino mai le soluzioni.

E c’è anche Max, qui come non mai ai margini, al confine, pronto a prendere in mano la situazione, magari in un sesto capitolo. È davvero difficile coprire 45 anni di cinema con le stesse storie, archi temporali indefiniti, e motori narrativi molto simili, ma Furiosa non perde l’occasione per ricordarci e ripresentarci questo splendore. I personaggi minori, poi, sono un vero motore a trazione posteriore della storia, a partire dall’uomo che si presenta come portavoce della storia e nel film stesso diventa talvolta il narratore. A chi accusa quest’ultimo capitolo di essere ripetitivo, rispondiamo dicendo che sono almeno 80 anni che assistiamo agli assalti delle diligenze e non ci dimentichiamo dei primi, magnifici racconti su questo tema, e ogni riferimento al western seminale Ombre Rosse (1945) non è puramente casuale. Certo, per un approccio ideale alla saga di Mad Max servono amore per la fantascienza, per i mondi apocalittici e per gli scenari post atomici; serve un rapporto di amore-odio per le cisterne e servono degli occhiali da sole virtuali per la quantità di sabbia sollevata. Ma se siete in possesso di tutti questi requisiti, come ogni volta che Miller realizza, vi sentirete dentro un meraviglioso luna park di puro cinema.

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