mercoledì
25 Giugno 2025

Dal solito Özpetek al film d’esordio passato pdal Sundance Festival

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La dea fortuna (di Ferzan Özpetek, 2019)
La Dea Fortuna 2019 Ferzan Ozpetek Recensione Cov932 932x460 1Arturo e Alessandro sono una coppia in crisi, e ad aggravare in qualche modo la situazione si presenta la richiesta disperata dell’amica Annamaria che dovendo ricoverarsi in ospedale, chiede ed ottiene dagli amici la disponibilità a tenere i suoi 2 bambini. La primissima scena del film è però costituita da un lungo piano sequenza che in puro stile spaghetti-thriller (Bava, Argento) ci introduce un grosso mistero. Chiariamo immediatamente ogni equivoco dicendo che La dea fortuna è un film 100% Özpetek – con coppie arcobaleno, balli sotto la pioggia, malattie, lacrime, isteria e risate – per cui i fan non devono preoccuparsi. Ci sono però due aspetti che fanno respirare aria di delusione: il primo è proprio il fatto che il regista i film li faccia con lo stampino, e il secondo dovuto principalmente all’aspetto thriller, abbastanza sgangherato. I protagonisti sono come sempre bravi, Edoardo Leo è già da un po’ che dà una forte impronta positiva alle commedie da protagonista, le canzoni scelte dal regista sempre piuttosto evocative e originali. Se gli ingredienti non cambiano e la mano è la stessa, si ottiene sempre lo stesso prodotto, che può essere un bene o un male. A voi spettatori l’ardua sentenza.

Tra gli invisibili: Paradise Hills (di Alice Waddington, 2019)
Una promessa sposa reticente viene portata dalla madre in un’isola con lo scopo di farle il lavaggio del cervello; nell’isola apparentemente senza via di fuga, fa amicizia con altre ragazze e insieme cercano di capire in che posto misterioso siano capitate. Esordio per la regista spagnola Waddington, proiettato in apertura all’ultimo Sundance Festival, il film è debitore di tantissimi modelli, tra cui spiccano Picnic ad Hanging Rock e la mitica serie Il prigioniero. La mano dell’esordiente regista è davvero forte e pesante, perché il film è un trionfo di colori e di luminosità, l’estetica della scenografia è curatissima in ogni dettaglio, e il femminismo avvolge e abbraccia la storia. Il problema è che ci siamo dimenticati completamente di scriverlo, il film, perché lo sviluppo della trama scivola sempre più nell’assurdo e di fatto squaglia un soggetto interessante. Alla fine si assiste soltanto a un’originale ed elegante sfilata di moda a sfondo fantasy, che ha per protagonista l’ormai affermata Emma Roberts (nipote di Julia) come interprete magnetico, carismatico e purtroppo impotente. Nel ruolo di cattiva, si rivede Milla Jovovich. Il film sta per approdare nelle piattaforme in streaming, non essendo neanche uscito in sala.

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