domenica
15 Giugno 2025

Demolition: bravo Gyllenhaal ma troppe cose in 100 minuti

Condividi

Demolition (di Jean-Marc Vallée, 2016)
Inutile sottotitolo, Amare e Vivere: lasciamo perdere. L’espediente narrativo, originale e insolito, vede il protagonista Davis, giovane e affermato manager dell’economia, illeso in ospedale dopo un grave incidente che ha tolto la vita alla moglie. Nell’attesa e nell’incapacità di interiorizzare la tragedia, si fa “mangiare” le monetine da un distributore automatico di snack. Coglierà l’occasione di sfogo nello scrivere a mano una serie di lettere di reclamo al servizio clienti dell’azienda, creando forse involontariamente un rapporto epistolare. Il canadese Vallèe è un regista talentuoso e controverso, lo abbiamo conosciuto con il magnifico C.R.A.Z.Y. e con l’interessantissimo, discontinuo e inedito Cafè de Flore; si è affacciato a Hollywood dalla finestra principale con Dallas Buyers Club e Wild, piaciuti zero, e che voglio pensarli come un semplice bancomat. Con Demolition il regista torna ai temi delle origini, al distacco, all’interiorizzare il dolore e rottamare il passato per costruirsi un futuro. Con la musica sempre protagonista, con la prepotenza, magia e struggente drammaticità di Crazy On You degli Heart che risuona per tutta la prima parte, non a caso la più riuscita. Nella seconda parte il film subisce una demolizione (termine non casuale, ma non vogliamo svelare nulla) e il film si perde, sia perché vuole raccontare troppe cose in 100 minuti, sia perché il racconto spinge sul piede della follia, condizione non facile da rappresentare. Jake Gyllenhaal, bravissimo probabile candidato a Oscar, è uno dei migliori attori della sua generazione, e Naomi Watts buca sempre lo schermo. Molto bene gli attori non protagonisti, dal suocero Chris Cooper all’adolescente ribelle Judah Lewis, di cui si ricorda con piacere il suo primo dialogo col protagonista. Resta il fatto che Demolition non è un film riuscito, perché (e non è la prima volta) il regista pasticcia con la storia e si perde presto; ma si può altrettanto dire che siamo davanti a una pellicola molto interessante e piena di spunti, triste ma grintosa, stravagante ma originale, che alterna scene francamente brutte a momenti di grande intensità. E il rapporto tra i due protagonisti non è certo banale. Lo so, vi ho detto tutto e il contrario di tutto, ma Demolition è proprio così, demolito da molta critica, ricostruito da gran parte del pubblico.

Chiosa finale su Venezia 73
Premessa d’orgoglio: questa rubrica gli attori li scopre con largo anticipo, visto che la premiata Emma Stone era già stata incensata su questo giornale ben 5 anni fa con la brillante commedia Easy Girl, stroncata dai critici austeri. La breve riflessione/provocazione riguarda invece i film premiati: quest’anno avevo previsto il vincitore pur lontano dal Lido, perché il cinema d’autore sta subendo negli ultimi anni una deriva autoreferenziale, con premi dati dagli addetti ai lavori per ammiccare alla critica (che abbocca). Negli anni ‘90 vincevano autori sconosciuti al sottoscritto allora ventenne come Kusturica, Tarantino e Altman, che di fatto mi hanno dato la spinta per la passione attuale. Non ho nulla contro gli ultimi vincitori, ma non credo che i ventenni di oggi possano venire sedotti dalle 4 ore di Lav Diaz o dal venezuelano 2015, fino al piccione svedese, passando dal documentario sul raccordo anulare di Roma al Faust del rigoroso russo Sokurov. Spero che il tempo possa darmi torto.

Condividi
Contenuti promozionali

DENTRO IL MERCATO IMMOBILIARE

CASA PREMIUM

Spazio agli architetti

La casa di Anne

Il progetto di un'abitazione del centro di Ravenna a cura dello studio di Giovanni Mecozzi

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi