mercoledì
25 Giugno 2025

Il grande Ayrton Senna rivive in una serie che dosa bene reale e fiction

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AAAABd3Pmtpet40yr5vkdSarCHVpgqhrZ Y9xPZwhoxLYguuFEhEtxRDYg1m Iz81XULP OiMWDNKjM HnJHeqiWZnsIb1bOipdUPthFSenna (Miniserie, 6 episodi)
La serie segue la storia del grande pilota di Formula 1 Ayrton Senna da Silva, nato a San Paolo il 21 marzo 1960 e morto a Bologna l’1 maggio 1994, a seguito del tragico incidente occorso durante il Gran Premio di San Marino, che si correva nell’autodromo di Imola.

Va detto subito che la serie è brasiliana ed è stata realizzata in stretta collaborazione con la famiglia di Ayrton e soprattutto con la sorella Viviane, alla quale il pilota era molto legata. La regia porta la firma di Vicente Amorim, nome per lo più sconosciuto in Italia, ma molto noto in patria, e la ricerca sugli attori è stata stupefacente: Gabriel Leone è un protagonista perfetto, Kyla Scodelario, attrice inglese di madre brasiliana è un’ottima Laura Harrison (giornalista-rivale di Senna, personaggio di finzione), ottimi tutti i piloti avversari (menzione sia per Prost, sia per la divertente comparsata di Berger, ben interpretati), ma senza dubbio il vero mattatore è l’attore Gabriel Louchard, nei panni del (reale) telecronista Galvao Bueno. Proprio l’eterogeneità di attori e personaggi, unita al fatto che la serie è girata in portoghese, inglese e in piccoli momenti anche in italiano, Senna va visto in lingua originale con sottotitoli, per non perdere quanto di buono questa commistione di lingue sa creare sulla vicenda. Ma a livello di fedeltà e di verosimiglianza, detto da una persona che ha seguito la Formula 1 in maniera estremamente blanda, c’è da alzare semplicemente le mani, accettare la storia con sicuramente alcune mancanze (dov’è Carol Alt?) e altre situazioni che invece i titoli di coda testimoniano come reali, ma che la narrazione e l’esigenza di fare cinema forse hanno alterato.

L’eterno dilemma che riguarda le biografie va minimizzato, perché ogni opera letteraria, teatrale o cinematografica non può essere fedele come un documentario, proprio perché segue esigenze ben precise legate proprio alla natura della sua messa in scena. Particolarmente centrale la rivalità con il super rivale Prost (a cui la serie non è decisamente piaciuta) e assolutamente commovente una delle ultime scene (vere) in cui Senna, nel circuito di Imola poco prima di perdere la vita, mandò via radio un affettuoso saluto all’ormai ex “nemico” appena ritiratosi. La Formula 1 come l’ha conosciuta un bambino che ora ha 50 anni, che era iniziata con il dominio Ferrari di fine anni ‘70, con Lauda, Hunt, Andretti e Regazzoni, e che col tempo sanciva l’oblio della scuderia italiana anche a seguito di importanti tragedie (Villeneuve e Pironi), subisce un durissimo colpo proprio durante quel tragico Primo Maggio, dove l’ultima vera rivalità moriva insieme alla leggenda Ayrton. È vero, dopo arriva l’altrettanto grande e sfortunatissimo Schumacher, ma quella è un’altra storia, un’altra formula.

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