lunedì
16 Giugno 2025

Il divertimento puro (e intelligente) in due bei film

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Perfetti sconosciuti (di Paolo Genovese, 2016)
Storie di quarantenni e cene tra amici a casa del cuoco di turno. Tre coppie e mezzo che per una sera dimenticano i loro problemi per godersi la serata. Alla prima riflessione su quanto il cellulare condizioni le loro vite, la padrona di casa propone un gioco: mettere tutti il cellulare a centro tavola, leggere a voce alta e rispondere a tutti i messaggi, nonché rispondere col viva voce a tutte le chiamate. Sarà ovviamente un massacro, diverso e non splatter rispetto a quello di The Hateful Eight, che ha in comune col film di Genovese il fatto di essere ambientato in una stanza sola. Perfetti sconosciuti è una commedia di puro intrattenimento, che disegna i suoi personaggi in modo giustamente caricaturale, che punta a risate e sorprese e non cerca l’analisi sociale o la deriva esistenzialista. Pur contenendo una breve e azzeccata riflessione sul cellulare, visto come la scatola nera della nostra vita, l’intento del regista è divertire partendo da uno spunto originale, che si trasforma in un vero e proprio gioco crudele. Più che scomodare Ettore Scola o chissà quale altro grande, siamo dalla parte di film come The Game di Fincher, presentato però rigorosamente in salsa italiana. Eccellenti gli attori, come la loro non facile direzione, e menzione speciale per un’Alba Rohrwacher in un ruolo tragicomico che le sta come il rossetto rosso sulle labbra, perfettamente. Ma tutto il cast è in gran forma, il ritmo e le battute sono senza sbavature e il finale è entusiasmante, con un espediente non nuovo, ma perfetto per il contesto. Mettiamo da parte ricerca di sottotesti e analisi sociali, pretese da nuovo film generazionale, e godiamoci uno spettacolo divertente come pochi, intelligentissimo, acuto e popolare, tanto da essere un campione di incassi. Non diventerà come Zalone, purtroppo (nulla di personale, Checco, tu gli italiani li hai capiti più di tutti), ma  merita un posto tra i divertimenti preferiti del pubblico, italiano e si spera anche estero. L’unico insegnamento  è semplice e chiaro: non fatelo.
Cheap Thrills (di E.L. Katz, 2013)
E anche qui si gioca. Inizio: Craig ha appena fatto l’amore con la bella moglie, ha un lavoro e un figlio di 18 mesi. Seconda scena: Craig perde il lavoro, e non vuole dirlo alla moglie. Terza scena: Craig finito in un pub per “dimenticare” incontra un suo vecchio compagno di scuola, noto balordo. Quarta scena, sempre al pub: una coppia, lui palesemente ricco e lei bella, invita i due al loro tavolo a festeggiare il compleanno di lei, mettendo in atto giochetti di poco conto (che è il titolo del film). Si finirà in modo estremo. Il film di debutto di E.L. Katz (classe 1981) è una commedia nera che man mano sprofonda nell’horror ed è uno dei film di genere più belli e avvincenti degli ultimi anni. Un film a cui non manca niente: è grottesco,  duro, divertente, appassionante, misterioso, violento, sia fisicamente che psicologicamente. Funny Games è il primo film che salta in mente, nonostante questo sia più divertente; 13 Tzameti (per i fortunati che hanno visto questo capolavoro) è l’altro modello, sul tema dell’uomo disposto a tutto. The Game è il terzo e ultimo rimando, perchè questo film è un gioco, da prendere non troppo sul serio. Cheap Thrills è una bomba, puro intrattenimento, pura goduria. Ma attenzione, è adatto a menti e stomaci forti. Un film talmente imperdibile che i nostri distributori lo hanno ignorato. Sottotitoli italiani in rete.

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