lunedì
16 Giugno 2025

Quando Joe Dante aveva già inventato una seconda guerra civile americana

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La seconda guerra civile americana (di Joe Dante, 1997)
In un futuro non distante dal presente, il governatore dello stato dell’Idaho decide di chiudere le frontiere a ogni forma di immigrazione, proprio quando stanno per arrivare giovanissimi profughi pakistani a seguito di una guerra nucleare tra India e Pakistan. Tutta la vicenda è seguita attraverso gli occhi dell’emittente NN (manca una C per ovvi motivi), e questa decisione scatena un’escalation di eventi che il debole presidente degli Stati Uniti farà molta fatica a fronteggiare.

In un passato molto prossimo (aprile), il caro collega Albert Bucci aveva parlato del recentissimo Civil War, film a tematica simile dove l’occhio, anziché la televisione, è la fotografia stessa. Meno ironia, più realismo, stessa attualità. Tornando a La seconda guerra civile americana, a quasi trent’anni dalla sua realizzazione il film possiede un elemento curiosamente vintage, l’essere uscito come “film per la TV”, che in Italia era considerato alla pari dei film indegni di essere visti, o i film pornografici, tanto che uscì al cinema solo da noi e un altro paio di nazioni europee. La cosa fa sorridere perché con i servizi streaming che abbiamo adesso, il vecchio “film tv” sarebbe un fiore all’occhiello della stagione, come moltissimi esempi lo hanno dimostrato. L’opera di un sempre grande Joe Dante, ironica e dissacrante fino al midollo – e soprattutto a 360 gradi, perché colpisce tutti gli obiettivi messi a fuoco, dal giornalismo alla politica – dimostra però (involontariamente?) di appartenere, contestualmente, proprio al periodo che stiamo vivendo ora negli Stati Uniti, rendendolo un film non più distopico e futuristico, ma, pur certamente avvolto in abbondante ironia e caricatura, una metafora delle assurdità che stanno succedendo in questi ultimissimi mesi e settimane.

Con un cast stellare composto da mostri sacri (James Coburn, James Earl Jones), attori al loro meglio (Beau Brid- ges, Johanna Cassidy) e caratteristi che dettano il ritmo alla storia (Dan Hedaya, Ron Perlman), Dante compie un miracolo audiovisivo riuscendo a catturare attenzione e risate da molteplici generazioni di spettatori, grazie a una visione lucida e in qualche modo prospettica, e a situazioni e battute diventate cult, come l’ultimatum legato alla telenovela o il governatore cinese che chiude le frontiere al suo stesso popolo (vedi origini della moglie di J.D. Vance) . Il titolo è dovuto anche al continuo paragone che i politici fanno con la guerra di secessione (termine che diverrà oggetto di epocale fraintendimento nel finale del film), non sapendo che pesci pigliare. La seconda guerra civile americana anticipa nel mondo il concetto di film rivolto al piccolo schermo, ma ci dona una visuale che non solo dopo quasi trent’anni resta attuale, ma che addirittura acquisisce realismo col passare degli anni. Recensione scritta in prospettiva, aspettandolo in streaming.

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