mercoledì
25 Giugno 2025

La storia degli 883 è la migliore commedia degli ultimi 15 anni

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883

Hanno ucciso l’uomo ragno (Serie Tv – 8 episodi)
C’era grande fermento all’inizio degli anni ’90 e questa passione si stava trasformando anche in musica meravigliosa, perché negli Usa nasceva il grunge, i R.E.M. acustici erano bellissimi, in Inghilterra si imponeva il brit pop di Blur e Suede, e in Italia… no, della serie di questo fermento non gliene frega assolutamente nulla: qua siamo a Pavia, in provincia e parliamo di un improbabile e impresentabile figlio di fiorai che viene bocciato e si mette in banco con un casinista che d’estate fa l’animatore nei villaggi turistici.

Hanno ucciso l’uomo ragno è la storia, romanzata ma vera, di come è nato uno dei fenomeni musicali più incredibili degli anni novanta, quegli 883 che rappresentano il genere e periodo musicale che la generazione dei ventenni di allora ha sempre detestato e su cui non cambieranno mai idea. E per parlare di queste 8 incredibili, meravigliose puntate della serie, partiamo dalla voce narrante di Max Pezzali interpretato da un Elia Nuzzolo destinato sicuramente a diventare una presenza fissa negli schermi italiani. Senza girarci troppo attorno, Hanno ucciso l’uomo ragno, diretto dal grandissimo Sidney Sibilia (Smetto quando voglio, Mixed By Erry…) è la più bella commedia degli ultimi 15 anni, un film che si mette gli arbori degli anni novanta sul groppone e ci accompagna in un’avventura carica di nostalgia, risate, musica (anche e soprattutto non degli 883), sentimenti e un pizzico di follia.

La storia di due improbabili ragazzi pavesi è, e sarà virale per moltissimo tempo, perchè ti prende il cuore, te lo fa crepare dalle risate e te lo rimette a posto colmo solamente di felicità e lacrime. Oltre ai due irresistibili protagonisti, l’interesse si concentra sul contesto dei personaggi sia immaginari (tra cui Silvia, perfettamente interpretata dalla ravennate Ludovica Barbarito), sia reali, dove troviamo lo squalo Cecchetto (finalmente) ben incarnato da Roberto Zibetti, un Fiorello alle prime armi e addirittura le ragazze di Non è la Rai. Non è assolutamente importante amare o no gli 883, che malgrado chi vi scrive sono diventati negli anni un piccolo gruppo di culto e che le nuove generazioni cantano a squarciagola, ma probabilmente per chi aveva circa vent’anni nel 1992 il tuffo nel passato diventa particolarmente emozionante, tra motorini, negozi di dischi, Aquafan e in generale il mondo delle discoteche che si stava rinnovando con nuovi repertori, dove ballando alla Repetto si finiva tutti abbracciati a cantare a squarciagola di un deca o dell’Uomo Ragno.

Le lacrime di commozione terminano, col botto, solo alla fine dell’ultimo episodio, con una battuta finale talmente perfetta che renderebbe un’eventuale (e ahimè probabile) seconda stagione un prodotto di marketing, anche se i giovani attori lo meriterebbero eccome. Non perdetevela per nessun motivo al mondo, qualsiasi età voi abbiate.

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