Strange Darling (di J.T. Mollner, 2023)
Un thriller in 6 capitoli, recita il sottotitolo, che prelude a una costruzione della storia in maniera atemporale, come sempre basata sul modello rilanciato da Quentin Tarantino. Si parte prima dalla didascalia iniziale che parla di un serial killer che nei primi anni novanta si è macchiato di numerosi omicidi, per poi iniziare il film dal capitolo 3 in cui vediamo una donna (chiamata semplicemente “la donna”) fuggire da un uomo armato da fucile che le dà la caccia, un assassino che viene semplicemente chiamato il “demone”. Nella scena successiva la donna entra in una casa e chiede l’aiuto di due anziani hippie (parliamo di due mostri sacri, come Barbara Hershey e Ed Begley Jr) presi decisamente alla sprovvista, e che giocheranno un ruolo importante in questa caccia alla donna. Di Strange Darling non si può dire più niente, la trama (così strutturata, con abilità e furbizia) riserverà numerosi spunti e sorprese che incolleranno lo spettatore a questo che è un vero e proprio horror per la violenza psicologica (e fisica, senza dubbio), un noir torbido che gioca sul baratro della violenza, un incubo a occhi aperti che sembra essere senza fine.
Pur non mancando mai, in rubrica, di parlare della colonna sonora, qui bisogna soffermarsi su quello che è uno dei dischi più belli del 2024 (mi scuso con Farabegoli per l’invadenza), a opera della cantautrice Z Berg, che con dieci pezzi mozzafiato, un folk contaminato da tutto ciò che il rock ci ha insegnato negli ultimi 30 anni, realizza la sinergia perfetta del film, che non può fare a meno di queste atmosfere e viceversa, l’ascolto (inevitabilmente reiterato) non può che portare alle immagini più forti, malinconiche e in qualche modo romantiche del film. Love Hurts, il pezzo forte del film, per aumentare la magia che già trasmette questa ballata, è addirittura cantata in duetto col signor Keith Carradine. Il film, pur breve, è forse un po’ verboso nelle scene “iniziali” ma la sua durata perfetta di 90 minuti compensa ampiamente. Inoltre non si può non plaudire al cast, con la “donna” Willa Fitzgerald davvero magnetica e perfettamente identificata nella parte, con l’ottimo Kyle Gallner relegato (si fa per dire) al ruolo di comprimario. Un film che in Italia non ha ancora una data d’uscita ma di cui fortunatamente è facile disporre dei sottotitoli tradotti per un’inevitabile visione in lingua originale. Un film non per tutti, sia chiaro, che guarda indietro agli anni 90 in tutti i modi possibili: ambiente, stile, musica, struttura, messa in scena. Non a caso il direttore della fotografia è una vecchia conoscenza del periodo, quel Giovanni Ribisi protagonista versatile di tanti cult e che in questo film si ritaglia un cameo vocale dopo i titoli di coda. Difficile che esca nelle sale, facile ritrovarselo in streaming tra poco.