Il giardino delle vergini suicide è il debutto targato 1999 della figlia d’arte Sofia Coppola, tratto dal libro omonimo di Jeffrey Eugenides, e da lei sceneggiato. La tragica vicenda delle cinque sorelle Lisbon, ambientata a metà anni Settanta, è presentata con una potenza visiva che diventerà (insieme col successivo, altrettanto splendido, Lost in Translation) il manifesto stilistico della regista, difficile da descrivere in poche righe ma che, con un piccolo volo pindarico, si può definire la realizzazione di uno splendido sogno. Punto forte, oltre a un cast perfetto, è la doppia colonna sonora: i pezzi originali degli Air sono magnifici, e la compilation di canzoni pop di metà/fine anni Settanta (in stile Bee Gees, per intenderci) non è da meno e, soprattutto, si inseriscono benissimo nel film, che è già tornato in sala ma attendiamo per repliche ed arene. In lingua originale sottotitolata.
L’odio è invece il secondo film (dopo il poco visto Meticcio) di Mathieu Kassovitz (1995), anch’egli figlio d’arte dell’attore e regista Peter. “Fin qui tutto bene”, recita lo slogan di questa grandissima opera, premio Miglior Regia a Cannes, che segue le vicissitudini di tre ragazzi delle banlieue parigine alle prese con un omicidio commesso nel quartiere. Girato in bianco e nero, il film parte “piano” per poi rivelarsi un continuo crescendo di tensione e violenza, reale e psicologica. Durissimo ed estremamente severo con la polizia, il film ha suscitato clamori e polemiche ma soprattutto si è guadagnato la meritatissima fama di uno dei più grandi momenti di cinema degli anni Novanta. Pur continuando a girare, Kassovitz non si è minimamente ripetuto a questi livelli. In sala dal 13 maggio.
Donnie Darko è l’opera prima (e purtroppo terz’ultima, al momento) dell’ex enfant prodige Richard Kelly, che nel 2001 realizza un film che in poche settimane diventa già un cult movie. Immaginatevi un Breakfast Club girato da David Lynch, con un’azzeccatissima colonna sonora legata agli anni Ottanta in cui è ambientato (ottobre 1988, alla vigilia delle elezioni di Bush padre), e con un fascino e un carisma che ti cattura e ti lascia a bocca aperta, nonostante sia difficilissimo capirci qualcosa. In Italia uscì proprio nel 2004, colpevolmente in ritardo, mentre giravano copie pirata in mano a migliaia di fan ultra-felici di essere di nicchia. Kelly dopo due clamorosi flop (il secondo Southland Tales è considerato uno dei più grossi incidenti cinematografici di sempre, ma era solo sgangherato, oltre che poetico e visionario), non fa uscire nulla da 15 anni.
Il film verrà ripresentato nella sua (una volta tanto) affascinante Director’s Cut, invocata a gran voce dai fan che non avevano capito nulla della pellicola (un buon 80%): è uscito esattamente vent’anni fa e sarà in sala dal 3 al 5 giugno.