giovedì
26 Giugno 2025

“Unorthodox”, un riuscito mix di coraggio e realismo

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UnorthodoxUnorthodox (Miniserie Tv, 4 Episodi)
Ispirato al romanzo autobiografico di Deborah Feldman, Unorthodox racconta della fuga di Esther dalla sua comunità ebrea ultra-ortodossa di New York, a distanza di un anno dal matrimonio combinato e senza figli con Yanky.
Una fuga a Berlino, raccontata in diretta, motivata dall’enorme infelicità e insofferenza per la sua vita, ben mostrata attraverso l’uso di flashback.

Innanzitutto, Unorthodox non è una serie bensì un lungo film giustamente diviso in 4 parti, in quanto la durata complessiva dell’opera si aggira attorno alle quattro ore, scelta obbligata ma intelligente e di buon auspicio per il futuro, perché se si devono portare sullo schermo opere letterarie troppo lunghe, la tradizionale durata del “formato film” non è sufficiente.

Il film si sofferma molto nel raccontare la vita di questa comunità che pare essersi fermata qualche secolo prima, nelle sue abitudini e nella sua considerazione per la figura femminile; i giovani sono o semplici e innocenti burattini come Yanky, o dei personaggi potenzialmente pericolosi nel rapportarsi col mondo esterno, come il cugino Moishe, tanto ligio in patria quanto libertino all’estero. Il “mondo nuovo” che Esther incontra casualmente è un gruppo di musicisti con cui lega e riesce ad ambientarsi nonostante la grande diversità tra i due mondi e le sue oggettive difficoltà nell’interazione con le persone.

Accanto all’ottima narrazione e all’empatia che si sviluppa con la protagonista (una meravigliosa sorpresa, Shira Haas), Unorthodox mette in discussione un mondo considerato intoccabile, e narra con enorme delicatezza una vicenda dolorosa. Molto bello inoltre il personaggio del marito Yanky, che l’esperienza berlinese cambierà ancor di più della moglie. Privo di eccessi sia nella drammaturgia sia negli eventi, duro ma non cattivo nei confronti di un mondo a noi sconosciuto e che l’autore considera quantomeno sorpassato,

Unorthodox si pone davanti allo spettatore con un riuscito mix di coraggio e realismo, che mai sconfina nella noia, e che avvince come una commedia ma fa riflettere come il più introspettivo dei drammi. La realizzazione è tutta al femminile perché ideazione e scrittura sono di Anna Winger e Alexa Karolinski, mentre la regia è di Maria Schrader; inoltre dopo Dark, è la seconda produzione tedesca di Netflix, e come il suo predecessore rappresenta una delle migliori visioni possibili del momento, per appassionarsi (divertirsi non tanto, ma non è una tragedia), riflettere, arrabbiarsi e commuoversi…
In attesa della riapertura dei nostri amati cinema.

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