Secondo la perizia sotto le unghie della moglie non ci sono però tracce riconducibili al noto dermatologo, in carcere da quattro mesi
Sono questi gli elementi più importanti della perizia consegnata nei giorni scorsi sui reperti analizzati da Susi Pelotti e dal genetista Carlo Previerè, noto per essere stato consulente anche in inchieste molto note come quella della strade di Erba e dell’omicidio di Yara.
La difesa si attaccherà invece probabilmente al risultato legato all’analisi delle tracce di Dna ritrovate sotto le unghie di Giulia che appartengono a un soggetto maschile, ma non al marito. Per l’accusa sarebbe però solo la conferma che Giulia non ha avuto il tempo di difendersi, colpita alle spalle. In questo caso i graffi sul volto Cagnoni se li sarebbe effettivamente procurati nel corso della goffa fuga tra i rovi a Firenze, per scappare dalla polizia, ancora spaventato – a suo dire – per un’ispezione del 2011, quando fu indagato e poi prosciolto per un’indagine sui farmaci. Cagnoni, come noto, si è infatti sempre dichiarato innocente.
I risultati della perizia genetica sono riportati sui quotidiani in edicola oggi, mercoledì 1 febbraio. Sangue compatibile con quello della vittima, oltre che sui jeans del marito, sono stati ritrovati anche sulle Timberland del padre Mario Cagnoni, ritrovate nella villa fiorentina ad asciugare sul termosifone. Per questo motivo anche l’anziano padre si ritrova indagato con l’accusa di aver aiutato il figlio sul luogo del delitto.
Infine, da segnalare l’assenza di tracce biologiche che possano far pensare a un abuso sessuale, come ipotizzato nei primi giorni dopo l’omicidio. Resterebbe comunque valida l’accusa di violenza sessuale – fa notare il Carlino – in quanto Giulia è stata ritrovata nuda.
Conferma scontata, invece, sul sangue trovato in oltre quaranta punti della villetta del massacro: risulta essere quello della vittima. Come le due impronte ritrovate riconducibili a quelle di Matteo Cagnoni.