Cagnoni, l’intercettazione: «Dobbiamo dire che Giulia è stata uccisa da un albanese»

La frase del padre, al telefono poco dopo l’arresto del noto dermatologo accusato di aver ucciso la moglie a bastonate. E intanto la difesa chiede i domiciliari in un appartamento già preso in affitto

Cagnoni

Matteo Cagnoni con Giulia Ballestri

«Ma cosa è stato un raptus?». «Non lo so. Ma noi dobbiamo dire che è stato un albanese». È il testo dell’intercettazione telefonica rispettivamente tra il fratello – un docente universitario – e il padre – 85enne ex primario di Medicina – di Matteo Cagnoni, pubblicata dal Corriere Romagna oggi in edicola.

Uno stralcio di conversazione (sul cui uso la difesa di Cagnoni ha già preannunciato battaglia) citato dal pm Cristina D’Aniello anche nel corso dell’udeinza preliminare che ha sancito il rinvio a giudizio del dermatologo accusato di aver ucciso a bastonate la moglie 39enne, Giulia Ballestri, che si va ad aggiungere alle parole intercettate (sempre al telefono) della madre: «Matteo questa volta l’ha fatta grossa».

Cagnoni, come noto, continua a professarsi innocente e notizia di questi giorni è il suo rifiuto al processo con rito abbreviato, che gli avrebbe consentito sconti di pena. Ora rischia l’ergastolo, ma in attesa del pubblico dibattimento che si aprirà il prossimo 10 ottobre davanti alla Corte d’Assise di Ravenna, continua a chiedere i domiciliari con braccialetto elettronico in un appartamento di Ravenna che – rivelava il Carlino nell’edizione di ieri – Cagnoni avrebbe già preso in affitto proprio a questo scopo.

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