Due episodi emersi a distanza di pochi giorni uno dall’altro del cosiddetto gioco del suicidio. Nel primo l’intervento della polizia per fermare una 14enne che aveva postato su Facebook le foto delle ferite al braccio
A destare sospetti sul 13enne sono state alcune azioni risultate piuttosto eclatanti e soprattutto lontane dalla sua quotidianità. In particolare alcuni tagli sulle braccia e sulle mani, una delle 50 provate di cui si compone il tragico gioco, ha acceso l’attenzione sulle condizioni dell’adolescente.
L’ideatore del gioco della morte sarebbe un 21enne studente di Psicologia recluso in un carcere russo dal 2016. La figura del tutor è quella di chi tiene i contatti con i giovani aspiranti per condurli passo passo verso il suicidio. Il gioco consiste nell’attuare 50 azioni (una al giorno) come ‘preparazione alla morte’, che si concretizza con il gesto ultimo di lanciarsi nel vuoto da un edificio. Queste regole quotidiane sono caratterizzate da autolesionismo (incidersi la pelle o tentare di tagliarsi le vene dei polsi con lamette) e da altre pratiche come guardare film dell’orrore per 24 ore continuative, ascoltare una particolare musica con video psichedelici e non dormire.