Gli sviluppi dell’operazione segnata da un conflitto a fuoco. Tracce di sabbia sul veicolo e sugli abiti bagnati dei fermati
È plausibile, anche se gli inquirenti al momento non si sbilanciano, che al trasporto dell’ingente quantitativo di droga vada ricollegato l’episodio della sparatoria avvenuto quella stessa mattina a poca distanza: una pattuglia ha fermato un’Alfa 147 e si è vista puntare contro una pistola da uno dei due occupanti, uno dei militari è riuscito a disarmare il malvivente e nella colluttazione è partito un colpo che non ha ferito nessuno. I due sono riusciti a fuggire a piedi e oltre all’Alfa è stata trovata anche un’altra vettura impantanata.
L’operazione è cominciata alle 5 del mattino quando un posto di controllo dei carabinieri sulla Romea a Savio, ufficialmente lì per un controllo di routine sul territorio, ferma un furgone Iveco con una andatura ondeggiante per via del sovraccarico. Il conducente accellera e inizia un inseguimento in cui il passeggero scende in corsa e si dilegua nei campi mentre il conducente non riesce a fare altrettanto e viene bloccato: è il 26enne piemontese.
Partono le ricerche del fuggitivo e verso le 8.30 i carabinieri perlustrano un bar della zona dove trovano tre albanesi: uno di loro viene riconosciuto dall’abbigliamento che è uguale a quello indossato dal passeggero sceso dal furgone in corsa. Ma tutti e tre hanno i pantaloni sporchi di sabbia e bagnati fino alla cintura. Per gli investigatori è la prova che hanno partecipato allo sbarco della droga. Loro invece sostengono che si sono bagnati e sporcati per aver camminato a lungo dopo una incomprensione con una transessuale che avrebbe dovuto portarli a casa per consumare un rapporto e invece li avrebbe scaricati per strada dopo un’ora di tragitto costringendoli poi rientrare a piedi.