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    Categoria: cronaca

No ai domiciliari, Cagnoni resta in carcere. I giudici: «Non sa gestire le pulsioni»

Il medico accusato di aver ucciso a bastonate la moglie Giulia Ballestri è in custodia cautelare da 14 mesi. Voleva trascorrere il Natale in un appartamento affittato dal fratello con il braccialetto elettronico

I giudici della corte d’assise di Ravenna hanno respinto la richiesta di domiciliari con braccialetto elettronico presentata il 22 dicembre dalla difesa di Matteo Cagnoni, il 52enne dermatologo presunto uxoricida: l’imputato quindi resterà in carcere a Port’Aurea. È detenuto dal 19 settembre 2016, il giorno dopo il ritrovamento del cadavere della moglie 39enne Giulia Ballestri ammazzata a bastonate nella cantina di una villa disabitata di proprietà della famiglia Cagnoni a ridosso dei giardini pubblici di Ravenna.

Gli otto giudici della corte hanno di fatto sposato la linea del pubblico ministero che aveva espresso un parere negativo alla richiesta avanzata dagli avvocati Giovanni Trombini e Francesco Dalaiti. Resterebbero insomma validi tutti i presupposti necessari per la custodia cautelare: il rischio di reiterazione del reato, il pericolo di fuga e il rischio di inquinamento probatorio. Nello specifico il rischio di reiterazione viene temuto alla luce di alcuni scatti di insofferenza e ira mostrati in aula: «L’imputato non sa gestire le pulsioni», scrivono i giudici. Il pericolo di fuga viene ricondotto a quella compiuta la notte dell’arresto. Mentre l’inquinamento delle prove sarebbe da individuare nelle tante lettere inviate dal carcere a molte persone cercando di manipolare le future testimonianze. Non è la prima volta che la medesima richiesta di domiciliari viene respinta: nel corso della detenzione cautelare era stata richiesta già diverse volte.

Nell’udienza del 22 dicembre, la nona del processo, Cagnoni aveva preso la parola per una dichiarazione spontanea a sostegno della richiesta di domiciliari (da scontare in un appartamento in centro a Ravenna preso in affitto dal fratello Stefano): «Non fuggirei mai da una città in cui so che ci sono i miei figli anche se so di non poterli vedere. Ai miei figli ho fatto dichiarazioni ben precise, delle promesse, e anche i peggiori nemici mi riconoscono di essere stato un padre esemplare finché ho potuto. Non sarei mai un fuggiasco davanti a loro a cui ho giurato la mia innocenza. E non capisco perché il tribunale non me li faccia vedere visto che non sono il conte Ugolino».