Tredicesima udienza / Ascoltati i medici legali consulenti dell’accusa per l’autopsia: il momento del decesso sarebbe compatibile con la presenza del marito e imputato Matteo Cagnoni nella casa del ritrovamento del cadavere. L’avvocato Trombini lamenta che le analisi decisiva siano state fatte senza informare il perito di parte
L’elaborazione dei due consulenti parte dalle ricostruzioni degli inquirenti. Quella mattina i due coniugi fecero colazione in una pasticceria di viale Newton dove rimasero tra le 8.23 e le 9.07 (sono filmati dalle telecamere di videosorveglianza) e la donna ordinò un caffè. Alle 9.15 scendono dall’auto in via Genocchi per entrare nella casa a vedere i quadri da vendere. Alle 9.19 Cagnoni manda una foto a un amico antiquario in cui si vede uno dei quadro e una figura di donna che indossa jeans simili a quelli di Giulia in pasticceria (i suoi abiti non verranno mai trovati). Alle 10.05 il telefono della vittima aggancia per l’ultima volta una cella compatibile con quella zona. Alle 11.06 una sola persona esce dalla villa e sale sulla Mercedes. Cagnoni sostiene di essersene andato per conto suo lasciando la moglie sola.
Calcolando i tempi con cui si svuota lo stomaco, il residuo di caffeina presente serve ai medici per arrivare all’orario della morte. Un orario che si accoppia anche con la prima valutazione del medico legale Gianpiero Baldini dell’Ausl, intervenuto nella villa la sera stessa del ritrovamento per l’ispezione cadaverica. Anche lui è stato ascoltato nella stessa udienza e ha ricordato di poter fissare il decesso a circa 72 ore precedenti usando come metro di giudizio la rigidità del corpo in via di dissoluzione. Ma se l’ipotesi di Baldini non può essere particolarmente precisa con gli orari, di ben altro peso è quella di Tagliaro.
La deposizione dei due consulenti è servita anche per portare all’attenzione della corte d’assise (presidente Corrado Schiaretti, a latere Andrea Galanti) altri elementi dell’omicidio partendo dai riscontri dell’autopsia. Giulia è stata colpita alla testa almeno sette volte: tante sono infatti le ferite lacero-contuse presenti (quattro sulla parte laterale posteriore, due sulla fronte, una posteriore). «La furia omicida si è concentrata sulla testa», confermano i medici alla domanda del pm. Fratture al naso, alla mascella, alla mandibola. La causa della morte è un grave trauma commotivo cranico con lenta insufficienza respiratoria: l’agonia prima del decesso può essere durata anche un’ora. Dettagli che l’accusa metterà in fila per contestare l’aggravante della crudeltà, una delle possibilità che insieme alla premeditazione porterebbero all’ergastolo.
Le ferite al capo e sul volto, secondo i medici, possono essere compatibili con i colpi del bastone trovato nella casa e con le percosse contro uno spigolo del muro nella cantina. Infine le unghie: sotto è stato trovato dna maschile non dell’imputato ma non presentano rotture o lesioni. Circostanza che lascerebbe quindi ipotizzare che non vi sia stato un tentativo di difesa attiva. I segni sulle braccia e sul dorso delle mani rendono più probabile invece una difesa passiva: il tentativo di Giulia di coprirsi il volto e il capo mentre l’assassino si accaniva su di lei.