Processo Cagnoni: l’ex vicesindaco Mingozzi in aula tra i testimoni della difesa

Dopo l’interrogatario all’imputato spalmato su due udienze si torna in tribunale. Già raccolte 80 deposizioni finora

Mingozzi Tribunale

L’ex vicesindaco Mingozzi in attesa dell’interrogatorio

L’interrogatorio a Matteo Cagnoni, che ha parlato in totale per nove ore spalmate su due udienze tra il 23 e il 26 marzo, ha segnato il giro di boa del processo. Nelle sedici udienze precedenti sono stati ascoltati circa ottanta testimoni chiamati dall’accusa, da oggi, 6 aprile, si torna in aula con i testi della difesa e serviranno probabilmente altre quattro o cinque udienze.

I nomi ammessi sono 66 ma dieci sono già stati sentiti perché erano in comune con la lista della procura. Dei 56 che rimangono, sette sono in veste di consulenti di parte: tre medici legali, un esperto informatico, uno psicologo per un profilo dell’imputato, un ex poliziotto per la dattiloscopia e un esperto di botanica per le perizie sul bastone. Per il resto si tratta nella maggior parte di amici e conoscenti della coppia che verranno a deporre per ricostruire i rapporti fra i due nel tentativo di mostrare che la crisi c’era ma la relazione non era così tesa. Tra i testimoni chiamati in aula già oggi anche Giannantonio Mingozzi, ex vicesindaco di Ravenna e oggi presidente di Tcr (nel 2011 Cagnoni era tra le cento personalità cittadine che lo sostennero nella campagna elettorale).

Per quanto riguarda chi è già stato interrogato invece vanno contati una ventina di appartenenti alle forze dell’ordine, soprattutto polizia. Della questura di Ravenna che ha condotto le indagini, della questura di Firenze che ha eseguito l’arresto, della scientifica di Bologna e dello Sco di Roma che hanno svolto le perizie sulla scena del crimine, sulle videocamere, sull’arma del delitto. Poi i medici legali con gli esiti dell’autopsia che fissa l’orario della morte partendo dalla quantita di caffeina trovata nello stomaco sapendo che a colazione la Ballestri aveva bevuto un caffè. Le testimonianze cruciali sono state proprio quelle degli esperti di dattiloscopia che hanno esaminato le impronte. Il momento più duro senza dubbio quando il sostituto commissario Stefano Bandini ha mostrato il video girato la notte del ritrovamento del cadavere. Particolarmente toccanti le deposizioni della madre e del fratello della vittima. Con il padre e il fratello dell’imputato si sono vissuti momenti opposti, il primo che ha cercato di essere più convincente possibile nel dare una versione utile al figlio e il secondo che in alcuni momenti non ha potuto mascherare l’imbarazzo.

Particolarmente drammatica la testimonianza di Roberto Nannini, anatomopatologo con oltre 400 consulenze in carriera per le procure e consulente di parte civile per la famiglia Ballestri. L’aggressione a Giulia sarebbe durata 30-40 minuti prima della definitiva violenza contro il muro. E a quel punto la donna agonizzante e in stato di incoscienza è stata lasciata a terra e il decesso sarebbe arrivato non prima di almeno 15 minuti per trauma cranico, emorragia acuta e ridotta capacità respiratoria per inalazione di sangue. Secondo il medico prima di essere massacrata contro il muro poteva ancora essere salvata.

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