In manette un 45enne: la polizia lo ha fermato per il pericolo di fuga. Bottino totale 5mila euro
Originario della Puglia, l’accusato è incensurato e vive da anni a Castel Bolognese con la famiglia. Al momento risulta in cerca di occupazione dopo aver perso il lavoro anni fa.
L’indagine condotta dal commissariato manfredo e dalla squadra mobile della questura è partita, come sempre in questi casi, dall’attenta analisi dei filmati di videosorveglianza per individuare elementi utili all’identificazione. L’abbigliamento (stessa maglia in due colpi ravvicinati nel tempo), la pistola (giocattolo senza tappo rosso, la cui scatola è stata trovata in casa) e la capigliatura sono stati i dettagli poi diventati elementi a sostegno dell’accusa.
Gli inquirenti sono arrivati sulle tracce del sospettato quando una pattuglia della volante, impegnata nei servizi intensificati per arrivare all’individuazione del colpevole, si accorgeva di una persona che alle casse di un supermercato sostava sorvegliando con attenzione l’operatività dei dipendenti. Gli agenti l’hanno seguito ed è stata poi svolta una perquisizione domiciliare: in casa c’erano un giubbotto e un paio di scarpe compatibili con quelle delle immagini video, la scatola di una pistola giocattolo – difficile credere alla giustificazione che fosse per il figlio visto che ha appena tre anni e si tratta di un’arma ad aria compressa. Infine l’analisi dei tabulati telefonici colloca il telefono in uso all’uomo nelle zone delle rapina nelle ore dei colpi.
La svolta all’indagine è arrivata quando la polizia si è accorta che il cartello vendesi non era più esposto sull’abitazione. Era stato lo stesso 45enne a parlare della sua volontà di trasferirsi all’estero con i poliziotti che lo avevano fermato la prima volta per il controllo.
Soddisfazione per l’esito dell’operazione è stata espressa dal vicequestore aggiunto Silvia Gentilini, dirigente del commissariato di Faenza: «Gli episodi avevano creato una certa apprensione nella comunità di una piccola città come Faenza. Il lavoro di sinergia con la Mobile ha consentito di arrivare a individuare il colpevole». Stessa soddisfazione per il dirigente della mobile, Claudio Cagnini: «Non è mai stato violento nelle sue azioni, né con i dipendenti né con i clienti presenti, ma i colpi sono stati molto frequenti».