Prime indiscrezioni dall’esame sul cadavere del pizzaiolo 43enne trovato morto in un appartamento chiuso dall’interno
Segni di percosse concentrati sul capo con numerose fratture al cranio con segni marcati a forma sferica che sembrano riconducibili a un oggetto metallico appuntito, forse un tirapugni. Sono le indiscrezioni riportate dai quotidiani locali a proposito dei primi elementi raccolti dal medico legale Franco Tagliaro a cui è stata affidata l’autopsia sul cadavere di Rocco Desiante, il 43enne pizzaiolo trovato morto nella notte fra il 6 e il 7 ottobre a Castiglione di Cervia in un appartamento chiuso dall’interno. Dalla lettura degli articoli di Andrea Colombari sul Resto del Carlino e di Alessandro Cicognani sul Corriere Romagna emerge quindi il quadro di un violento pestaggio, probabilmente compiuto da almeno due persone contemporaneamente ma a mani nude o con armi bianche. Pare quindi da scartare la voce circolata di una pistola per via di una ferita al cranio che assomigliava a una bruciatura per un colpo sparato a distanza ravvicinata.
Originario di Gravina (Bari), Desiante viveva in Romagna da una decina di anni: nei tre anni precedenti all’11 settembre scorso aveva lavorato come pizzaiolo alla Vecchia Romagna di Castiglione di Ravenna poi si era messo in malattia dopo un pugno in faccia preso da un avventore del bar (una questione che pare fosse chiusa lì senza strascichi) e alla fine del mese scorso il contratto di lavoro era scaduto. A tutti aveva detto che sarebbe tornato a casa in Puglia per ricominciare da capo lasciandosi alle spalle i problemi: attendeva di riavere l’auto dal sequestro amministrativo (dopo un incidente in cui era volante ubriaco, condizione che ultimamente pareva ripetersi piuttosto spesso) per chiamare i parenti che sarebbero venuti a prenderlo.