«Attenti a cosa rispondete al telefono, basta un sì per un contratto truffa»

I consigli dell’avvocato che collabora con Federconsumatori. E nei casi di ricorsi il presidente provinciale invita i cittadini a fare attenzione a muoversi in autonomia: «È possibile ma vanno fatti tutti i passaggi»

Hand Macro Mobile Phone 116157Il mondo dei servizi di telefonia è il settore in cui più di tutti il cittadino deve stare attento al rischio di condotte truffaldine da parte a suo danno. È la constatazione che emerge dall’attività di Federconsumatori, associazione della Cgil che fornisce assistenza e informazioni ai consumatori.

«Sono in aumento i casi controversi che partono dai call center – spiega Vincenzo Fuschini, presidente provinciale –. Ci lavorano persone pagate a provvigione senza un mensile, stimolate a fare più contratti. E così si avventurano in comportamenti sul filo della legalità, magari trascurando la chiarezza». A volte però si sfocia palesemente nella truffa: «Sono capitati casi di persone che hanno ricevuto telefonate da qualcuno che si presentava come incaricato del loro operatore per annunciare un improvviso e immediato aumento delle tariffe. E poco dopo la telefonata di un nuovo operatore che offre prezzi più vantaggiosi. In realtà era sempre la stessa persona che lavorava per fare un nuovo contratto».

L’avvocato Dario Bonetti, da tempo collaboratore di Federconsumatori per seguire i casi che hanno bisogno di assisetnza legale, conferma la delicatezza del settore: «È un settore caldo. I grandi gruppi non hanno interesse a mettere in atto pratiche scorrette, l’attenzione bisogna dedicarla alle agenzie ingaggiate dai grandi gruppi che si preoccupano di procacciare clientela e nella logica più contratti uguale più percentuali finiscono per avere modalità aggressive o subdole». Il legale ripete più volte un concetto troppo spesso dimenticato: «Anche al telefono si può concludere un contratto, basta un sì e non è necessaria la firma di un documento. Quindi attenzione a cosa si dice in una telefonata, è sempre importante essere chiari. Il mio consiglio è di evitare questi contratti al telefono».

La casistica curata da Bonetti mostra un ventaglio di situazioni disparate. «La fantasia non ha limiti. Di recente è capitato un caso di un’azienda che vendeva materassi favoleggiando particolari caratteristiche per la cura di dolori vari. Nulla del genere ma quando il cliente si lamentava e chiedeva di esercitare il diritto di recesso si sentiva rispondere che il prodotto era stato fatto su misura e per la normativa del consumatore questo porta ad annullare il diritto di recesso. In realtà erano tutti materassi fatti in serie».

Fuschini guarda ai fascicoli dell’associazione e dice che sei su dieci riguardano la telefonia: «Purtroppo è anche un po’ imbarazzante per noi perché a qualcuno potrebbe venire da pensare che se il settore fosse più ordinato noi resteremmo senza lavoro. Ma la realtà dei fatti è che i problemi ci sono e spesso i cittadini in difficoltà non hanno competenze per avviare cause. Può sembrare facile ma ci sono passaggi formali, basta saltarne uno e non si ottiene nulla».

A parte i ricorsi al tribunale civile, per le questioni di utenze la strada del reclamo passa dalla richiesta alla controparte per una conciliazione o al Corecom che è l’autorità garante. Per i finanziamenti invece c’è l’arbitro bancario finanziario istituto a Bankitalia. «I costi delle vertenze sono contenuti – continua Fuschini –. Al consumatore chiediamo l’iscrizione all’associazione e una piccola percentuale sull’eventuale somma recuperata. Spesso gli organismi conciliativi non richiedono l’avvocato e quindi costano poco. Abbiamo accordi conciliativi diretti con tutti i principali gestori telefonici e di servizi». Di sicuro occorre armarsi di pazienza perché i tempi non sono così brevi.

La cronaca recente poi offre a Fuschini lo spunto per un tema che a suo parere sfiora il mondo della truffa: «Prendiamo il fallimento della Mercatone Uno. Come si fa a non vedere un comportamento scorretto in una azienda che fino al giorno prima della sentenza continuava a vendere prodotti ai clienti e incassava caparre? Qualcuno doveva essere al corrente della situazione richiosa». Anche per questo il 18 giugno Federconsumatori organizza un incontro pubblico con i clienti che hanno versato denaro ma non hanno ricevuto i beni acquistati: «Abbiamo una quarantina di casi, nessuno sopra ai duemila euro. Cercheremo di spiegare come muoversi».

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