I familiari di Elisa Bravi riceveranno aiuto dalla Fondazione vittime di reati

La donna è stata uccisa nel 2019 in casa mentre le due figlie dormivano, il marito è stato condannato a 24 anni in primo grado

I familiari di Elisa Bravi, la donna di 31 anni strangolata dal marito a dicembre 2019 nella loro abitazione a Glorie di Bagnacavallo con una conseguente condanna a 24 anni per l’uomo, sono tra quelli che riceveranno un aiuto dalla Fondazione per le vittime di reati, unica in Italia e nata su impulso della Regione nel 2004.

Si è riunito infatti il Comitato dei garanti per valutare le domande arrivate dai sindaci delle cittadine dove risiedono le vittime – requisito necessario per attivare la catena di aiuti della Fondazione – che ha deciso di accogliere nove nuove istanze dalle province di Bologna (tre casi), Reggio Emilia (tre casi), Modena, Parma e Ravenna per un totale di 69mila euro di contributi.

Tra i casi noti alle cronache c’è il ‘giallo’ di Novellara (Re) che riguarda Saman Abbas, la giovane 18enne rea di aver rifiutato un matrimonio forzato, scomparsa dal 1^ maggio scorso. Qui l’aiuto – attraverso il tutore nominato dal Tribunale che gestirà il contributo regionale – riguarda il fratello minorenne, accolto in una comunità, che dovrà affrontare il difficile compito di costruire il futuro senza l’appoggio dei familiari. Un ragazzo che ha reso una testimonianza fondamentale per le indagini, ribellandosi all’omertà familiare.

E poi ci sono le drammatiche vicende di Chiara Gualzetti – la 15enne di Valsamoggia (Bo) uccisa il 27 giugno da un ragazzo che riteneva amico -, quella di Elisa Bravi – la donna ravennate uccisa dal coniuge nel dicembre 2019 – e quella di Francesca Rizzello – la donna modenese che nell’aprile 2019, a 36 anni, è stata colpita con oltre 20 coltellate dal fratello, un uomo con problemi psichici.

Ancora, il caso di Ilaria Sassone, sempre di Novellara (Re) impegnata da oltre un anno a riportare a casa il figlio di 5 anni dopo che l’ex marito ha condotto con sé il bimbo, cittadino italiano, in Turchia senza il consenso materno. E sempre dal reggiano arriva l’altra violenza verso una donna titolare di un bar che alcuni mesi fa è stata rapinata da un giovane tossicodipendente e ferita con una siringa infetta.

Infine, gli altre tre casi riguardano donne e bambini vittime di maltrattamenti familiari che si sono protratti per anni, in un caso ponendo la donna in condizioni di semi schiavitù. Vicende di cui, per ragioni di sicurezza delle vittime, non possono essere forniti elementi identificativi e che ne rievocano altre, più note, concluse purtroppo con il femminicidio.

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