lunedì
23 Giugno 2025
Omicidio Faenza

Le ultime parole di Ilenia Fabbri al suo assassino: “Basta, ti prego, smettila”

Udienza 3 / All'alba del 6 febbraio Pierluigi Barbieri aggrediva la 46enne nella sua abitazione per finirla con una coltellata alla gola, la fidanzata della figlia era terrorizzata in camera da letto: nessuno sapeva che era rimasta a dormire

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In primo piano Angela Scorza, pm titolare dell’indagini sull’omicidio di Ilenia Fabbri

“Chi sei? Cosa vuoi?”. Poi grida e colpi. “Basta, ti prego, smettila”. Ancora un urlo e dopo il silenzio. L’omicidio di Ilenia Fabbri il 6 febbraio scorso a Faenza è stato questo per la fidanzata e omonima di Arianna Nanni, figlia della vittima. Il killer non sapeva che in casa ci fosse un’altra persona oltre alla vittima designata. E invece la ragazza di Imola aveva trascorso la notte nell’abitazione e all’alba era ancora a letto dopo che la compagna era uscita per andare a Osnago con il padre.

La ventenne si è affacciata alla camera da letto e ha fatto appena in tempo a vedere un uomo alto di spalle, vestito di scuro, che correva giù per le scale. Si è chiusa dentro a chiave e ha chiamato la fidanzata che ha risposto dall’autostrada: «C’è un ladro in casa che insegue tua mamma, tornate indietro». La giovane ha raccontato tutto questo e altro in tribunale a Ravenna oggi, 29 ottobre, alla terza udienza del processo per il delitto di via Corbara. Alla sbarra l’ex marito della vittima e un suo sodale: Claudio Nanni e Pierluigi Barbieri, nella ricostruzione della procura rispettivamente il mandante e il sicario.

All’epoca dei fatti la ragazza di Imola era solita trascorrere i weekend a casa della madre o del padre della fidanzata, a seconda dei periodi visto che i genitori vivevano separati. Ma quella volta – senza che nessuno lo sapesse – era arrivata già il venerdì perché la sera avrebbero festeggiato i tre anni passati insieme.

Dalla camera da letto Arianna non è uscita fino a quando non ha bussato la polizia, intervenuta con due volanti su richiesta dell’altra Arianna che aveva chiamato il 113 dall’auto. È stata però la sua presenza a scombinare i piani che la procura ritiene fossero stati progettati dai due uomini. Se nessuno avesse dato l’allarme, Barbieri avrebbe forse lasciato la casa e il cadavere sarebbe stato scoperto solo molte ore dopo, regalando un vantaggio importante all’assassino.

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