L’appello della madre ai giudici: «Mettetecela tutta, voglio vedere chi è stato»

Rosanna Liverani ha 87 anni e da 35 aspetta di sapere chi ha rapito e ammazzato suo figlio, Pier Paolo Minguzzi. In tribunale ha preso la parola dopo la deposizione piena di amnesie di un militare: «Un carabiniere mi disse che in caserma ostacolavano le sue indagini»

«Mettetecela tutta, voglio vedere chi ha avuto il coraggio di fare una cosa così». È l’appello rivolto ai giudici della corte d’assise di Ravenna da una donna 87enne che da 35 anni aspetta la verità sull’omicidio del figlio. Nel processo per il delitto di Pier Paolo Minguzzi, Rosanna Liverani ha chiesto di poter parlare in aula ieri, 7 febbraio, nella tredicesima udienza. Una breve dichiarazione suscitata dalla nebbiosa e sfuggente deposizione di Vincenzo Tallarico, ex comandante della compagnia dei carabinieri di Ravenna: pochi ricordi e tanti scarichi di responsabilità. E quella testimonianza ha improvvisamente dato un altro senso alle parole che l’anziana si sentì dire da un investigatore a quel tempo: «Il maresciallo Bargelletti mi disse che le sue indagini erano ostacolate in caserma».

I tre alla sbarra sono imputati di tentata estorsione, omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere e rischiano l’ergastolo: Orazio Tasca, oggi 56enne, Angelo Del Dotto (57) e Alfredo Tarroni (65, ex idraulico del paese). Del Dotto e Tasca erano carabinieri e compagni di stanza negli alloggi della caserma di Alfonsine. Minguzzi era il terzo genito di una famiglia di imprenditori dell’ortofrutta ad Alfonsine, studiava Agraria a Bologna ed era carabiniere di leva a Bosco Mesola (Ferrara).

La sentenza di primo grado potrebbe arrivare in aprile. A metà marzo, quando sarà ormai conclusa la lista dei testi da ascoltare, scadrà la seconda proroga di 30 giorni chiesta dal perito fonico per l’analisi delle telefonate estorsive.

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