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    Categoria: cronaca

«La guerra in Ucraina fa scuola per gli sviluppi delle aziende di difesa militare»

Astim è nata a Ravenna nel 2007 per la nautica da diporto, ora fattura 5 milioni all’anno, fornisce strumenti alle forze militari, occupa 25 persone e prevede 75 assunzioni nei prossimi anni. L’amministratore delegato: «Costruiamo una sorta di Playstation super potente per lo scenario tattico»

«È come una sorta di Playstation super potente che rappresenta su grandi monitor lo scenario tattico per decidere come condurre la missione». In altre parole: se sparare e a chi. Il virgolettato è la descrizione, fornita dal costruttore stesso, della strumentazione progettata da un’azienda di Ravenna e in dotazione ai mezzi di varie forze armate, non solo italiane. «Sugli schermi viene mostrato lo scenario con una grafica che ricorda quella di un videogioco – spiega l’ingegnere –. Le informazioni per quelle immagini possono provenire da varie fonti: da sensori di tutti i tipi o da comunicazioni su vari canali». Maurizio Minghelli è il fondatore e amministratore delegato della Astim: la società dell’industria bellica italiana e della sicurezza di siti sensibili è stata tra i sostenitori di Tricolore Air Show, la due giorni dedicata al mondo militare a Punta Marina a metà giugno.

Astim oggi ha la sede operativa a Fornace Zarattini ma conserva la sede legale a Ponte Nuovo: «Per la precisione nel garage della casa della mia famiglia da dove è cominciato tutto 15 anni fa». Gli obiettivi dell’epoca erano altri: «Guardavamo alla nautica da diporto che era un settore con fatturati in grande espansione e fondammo una società per distribuire apparati di navigazione per conto di altri. L’idea era di un’attività commerciale, compravamo per rivendere. Però non ci avevano avvisato che nel 2008 sarebbe arrivata la crisi…».

Maurizio Minghelli, ceo di Astim

Per sopravvivere bisognava reinventarsi: «Era il periodo delle frequenti aggressioni dei pirati nel golfo di Aden e ci siamo inventati un sistema che aumentava la protezione delle navi dagli attacchi. In poche parole quando il radar individuava la presenza di qualcosa in avvicinamento un software manovrava le telecamere con visione notturna per capire cosa c’era di fronte».

Inizialmente i clienti sono armatori e l’industria navale privata. Poi la svolta del 2010: «Ci rendiamo conto che il sistema poteva essere adattato per la rilevazione di inquinanti in acqua e così, anche in conseguenza di alcune esperienze fatte con i vigili del fuoco, forniamo al consorzio Tal un sistema per la rilevazione di sversamenti di idrocarburi e la protezione del terminal petrolifero più grande del Mediterraneo che è Trieste». La collaborazione si estende alla guardia costiera e fa sì che gli occhi della Marina militare si posino su Astim: «Oggi realizziamo un prodotto di cui siamo proprietari che soddisfa i requisiti del mondo della difesa militare. Dopo Leonardo siamo la seconda azienda italiana che produce sistemi di combattimento, se parliamo di proiezione anfibia invece siamo i primi».

Astim attualmente conta 25 occupati di quattro nazionalità diverse (per lo più ingegneri, tre su quattro uomini) e un fatturato stimato per il 2022 di 5 milioni di euro (erano 4 nel 2021): l’obiettivo è 50 occupati tra il 2025 e il 2026. Ma l’azienda guarda già più avanti: «Siamo alla ricerca di un’area a Ravenna per la costruzione di un nuovo stabilimento per un centinaio di persone in virtù di contratti che garantiranno un solido pacchetto ordini per i prossimi 8-9 anni».

Non sono numeri schizzati per effetto della guerra in Ucraina: «Quando inizia una guerra non c’è una ricaduta immediata per le aziende della difesa militare perché non si va a fare esperimenti al fronte. Le attività di ricerca e sviluppo riprenderanno a conflitto concluso, quando si andranno a elaborare i dati raccolti: diciamo che in questo momento è come se stessimo andando a scuola e poi dovremo fare i compiti a casa. Dallo scontro tra Russia e Ucraina avremo molti spunti di riflessione». Minghelli lo spiega meglio: «Da anni siamo abituati a confronti asimmetrici, le minacce venivano dal terrorismo. Ora invece si è tornati a duelli convenzionali fra eserciti schierati con un ruolo cruciale per l’artiglieria. Questo cambia l’attenzione su diversi scenari, ad esempio quello tra Cina e Taiwan».

Ma proprio perché siamo in un periodo in cui la guerra si sta combattendo per davvero, è il momento giusto per una parata militare spalmata su due giorni: «È fondamentale – assicura Minghelli –. Prima di tutto la pandemia ci ha mostrato il ruolo necessario delle forze armate: dal trasporto delle bare nei camion dell’esercito fino all’incarico al generale Figliuolo. E poi ci siamo accorti che il mondo è un posto brutto dove non tutti attribuiscono lo stesso valore alla vita umana e una difesa militare è necessaria, per evitare di trovarsi nelle condizioni dell’Ucraina. Le forze armate non servono per fare la guerra, ma per evitarla».