Omicidio Molducci: la badante era già sotto indagine per falsificazione di ricette

Udienza 1 / La 52enne Elena Vasi Susma e il 40enne Stefano Molducci sono imputati per il decesso del medico 67enne di Campiano, padre dell’accusato. Già previste sei udienze, sentenza a luglio

Danilo Molducci

Danilo Molducci

Ci sarà da esaminare una trentina di testimoni in tribunale (i giudici hanno dimezzato le liste presentate da accusa e difesa), le udienze già fissate in calendario sono per il momento sei, gli imputati saranno interrogati il 7 giugno, la sentenza si può prevedere entro luglio. Sono i paletti decisi oggi, 3 maggio, dalla corte d’assise a Ravenna nella prima udienza del processo per l’omicidio del medico Danilo Molducci, morto il 28 maggio 2021 nella sua abitazione di Campiano all’età di 67 anni. Imputati il figlio Stefano di 40 anni e la badante Elena Vasi Susma di 52 che si dichiarano innocenti sin dai primi momenti dopo la morte.

L’udienza odierna passa alla cronaca con un’ora di camera di consiglio per dirimere le questioni preliminari legate alla produzione di documenti da parte delle difese e un’ora per l’audizione dei primi tre testi portati della procura. Tre ufficiali di polizia giudiziaria che hanno avuto incarichi diversi nell’ambito delle indagini, sia quelle dirette all’accertamento delle eventuali responsabilità degli indagati e sia quelle già in corso prima del decesso del medico.

È infatti questo l’aspetto significativo emerso dalle prime battute del dibattimento. Quando Molducci morì, Susma risultava già sotto indagine per una presunta falsificazione di ricette mediche. Il procedimento a suo carico era partito all’inizio del 2021 su segnalazione di due farmacisti di Ravenna, insospettiti dalla frequenza delle prescrizioni che veniva utilizzate e dall’improvviso cambio di grafia sui documenti.

Il 26 maggio 2021, cioè due giorni prima della morte di Danilo Molducci, i carabinieri della stazione di Campiano eseguirono una perquisizione domiciliare e sequestrarono farmaci e documenti. Il luogotenente Giuseppe Casale ha ricordato in aula quell’operazione: «Il dottor Molducci era a letto, molto assopito e poco vigile, non credo si sia reso conto di cosa avveniva e non l’ho sentito parlare. Solo un rantolo che la badante ha interpretato come la richiesta di acqua». I due imputati, nelle dichiarazioni finora rese agli investigatori, hanno sempre lasciato intendere che in buona sostanza l’uomo fosse in grado di assumere farmaci in autonomia e avesse già avuto dei ricoveri per sovradosaggio (circostanza quest’ultima in effetti accaduta). L’accusa ritiene che l’uccisione avvenne proprio con una somministrazione massiccia di farmaci.

Stefano Molducci, nel giorno della morte del padre, andò dai carabinieri di Campiano in cerca di informazioni generiche su come poter disporre un’autopsia sul padre. È stato lo stesso militare a riportare questa circostanza.

L’ispettore superiore della squadra mobile di Ravenna, Danilo Morelli, ha invece ricostruito i dettagli che portarono all’apertura del fascicolo di indagine dopo quella che poteva apparire come la morte naturale di un uomo già debilitato dalla malattia. «Venimmo a sapere che nei mesi precedenti, il dottor Molducci si era rivolto a un avvocato di Forlì perché intendeva fare agire contro il figlio ritenendolo responsabile della perdita di alcuni milioni di euro per via di operazioni di finanza. Il legale forlivese a sua volta aveva messo in campo un investigatore privato per fare accertamenti sulle operazioni bancarie.

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