
«La rete di canali di scolo artificiali gestiti dal Consorzio di Bonifica della Romagna occidentale è progettata per il deflusso delle acque di pioggia che cadono sul territorio e non per riuscire a raccogliere la massa d’acqua fuoriuscita dalle rotture degli argini dei fiumi la cui gestione è affidata a altri enti». Dagli uffici di Lugo arriva una presa di posizione della dirigenza dell’ente pubblico che ha competenza sui 195mila ettari del comprensorio che include i bacini dei fiumi Sillaro, Santerno, Senio e Lamone, proprio quelli che hanno causato le alluvioni di Faenza e Bassa Romagna.
«L’acqua che fuoriesce in volumi ingenti dai fiumi allagando il territorio sottostante – si legge nella nota diffusa dal Consorzio – va a invadere il bacino scolante delle opere in gestione al Consorzio, determinando un inevitabile sovraccarico su una rete dimensionata per smaltire portate aventi ordini di grandezza inferiori, generate dalle acque di pioggia del solo ambito di pianura del comprensorio dell’ente. La rete scolante consorziale si trova quindi a svolgere una funzione a cui, in condizioni normali, sarebbero preposti i fiumi. L’acqua fuoriuscita dai fiumi non può certo defluire attraverso i corpi idrici sopraelevati da cui proviene».
Il Consorzio ricostruisce l’ordine cronologico degli eventi che hanno causato gli allagamenti.
Il 2 maggio la rottura del Sillaro e Conselice si allaga
Il primo evento catastrofico che si è verificato in ordine di tempo è la rotta del Sillaro in destra idraulica, nella giornata di martedì 2 maggio, in prossimità della via Merlo, al confine tra Imola e Massa Lombarda. L’acqua fuoriuscita ha in breve tempo allagato il territorio sottostante alla rotta espandendosi poi verso valle fino a invadere, già dalla stessa giornata del 2 maggio, l’abitato di Spazzate Sassatelli, oltre ad abitazioni sparse e terreni agricoli circostanti nei Comuni di Imola e Conselice.

L’alluvione è stata intercettata dalla rete scolante consorziale che sta provvedendo a far defluire l’acqua verso valle. La maggiore portata è affluita tramite altri canali allo scolo Montalbotto, tributario del collettore Zaniolo, a sua volta affluente del collettore generale Canale di bonifica in destra di Reno. A causa dello straordinario sovraccarico idraulico, nella sera di mercoledì 3 maggio l’acqua aveva invaso via della Cooperazione e via Nullo Baldini immediatamente a ovest dell’abitato di Conselice, lambendo il centro abitato a est della strada Selice. «Nell’emergenza, il Consorzio ha ritenuto precauzionalmente di chiedere il distacco dell’alimentazione elettrica della centrale di pompaggio irriguo Tarabina, che è attualmente non raggiungibile dagli operatori essendo sommerse le vie d’accesso».
Le operazioni di chiusura della rotta arginale del fiume Sillaro, a cura dell’Ente competente, si sono concluse nella serata del 4 maggio.
Il 2 maggio rompe il Senio e si allaga Castel Bolognese

Nella stessa giornata di martedì 2 maggio si è verificata anche una rotta in sinistra idraulica del Senio, all’altezza della frazione di Biancanigo del comune di Castel Bolognese, determinando l’allagamento di interi quartieri dell’abitato di Castel Bolognese. L’acqua fuoriuscita è stata intercettata principalmente dal Canale dei Molini e in parte dallo scolo Rio Ca’ Rossa e da altri scoli consorziali. «Ha significativamente contribuito ad attenuare le conseguenze dell’evento la laminazione avvenuta nella cassa d’espansione del Canale dei Molini, tra Castel Bolognese e Solarolo, che, pur essendo ancora in corso di realizzazione, ha già svolto con efficacia la funzione a cui è preposta. La cassa è stata, infatti, invasata persino oltre la propria capacità di progetto per un volume complessivo di circa 150mila metri cubi». Il sovraccarico che il Canale dei Molini ha comunque subito ha provocato numerosi danni nei corpi arginali dell’opera nel tratto tra Castel Bolognese e Solarolo e una rottura oggetto di un intervento di ripristino tuttora in corso a valle di Solarolo.
Il 3 maggio rompe il Lamone a Boncellino e Bagnacavallo si allaga
Nella mattinata di mercoledì 3 maggio si è verificato l’evento che, in termini di volume d’acqua e popolazione coinvolta, è per ora il più rilevante: a valle della frazione di Boncellino, all’altezza della via Muraglione, si è verificata una rotta disastrosa del fiume Lamone, la cui piena già dal giorno precedente aveva determinato estesi allagamenti nell’abitato di Faenza. «Praticamente è come se il Lamone si fosse creato una nuova foce verso l’abitato di Bagnacavallo attraverso una breccia avente un fronte della lunghezza di circa 40 metri». In pochissimo tempo l’acqua fuoriuscita con estrema violenza ha saturato la portata dei canali consorziali che l’hanno intercettata, in primis il Fosso Vetro e successivamente il Fosso Vecchio. L’alluvione si è poi rapidamente propagata verso il centro di Bagnacavallo interessando lo scolo Redino. «Anche in questo caso, ha contribuito ad attenuare l’entità del fenomeno la laminazione avvenuta nella cassa d’espansione del Redino, opera di recente realizzazione. Trattandosi di un’opera dimensionata per la messa in sicurezza idraulica di un bacino urbano ben circoscritto, avente quindi tutt’altra funzione che il contenimento delle piene del fiume Lamone, la cassa si è rapidamente riempita, cosicché l’acqua fuoriuscita dal Lamone ha proseguito il suo percorso verso il centro urbano».
Nella serata di mercoledì 3 maggio erano segnalati allagamenti nelle strade della parte est di Bagnacavallo. Già dalla mattina si era provveduto ad evacuazioni nella zona artigianale e in altre abitazioni.
La situazione al 5 maggio
La situazione persiste estremamente critica nel collettore Fosso Vecchio, nell’affluente Fosso Munio e nel Fosso Vetro, interessati dal transito delle portate esondate dal fiume Lamone. Rimane altrettanto critica la condizione di vari canali della rete scolante del reparto Zaniolo Buonacquisto nonché del collettore di bonifica Canale Destra di Reno, che portano verso valle le acque esondate dal fiume Sillaro. Già si sono verificate tracimazioni e filtrazioni d’acqua dai canali in territorio prevalentemente agricolo, con vaste porzioni sommerse. Il transito della portata interessa l’intera sezione fluente dei canali. È quindi forte il rischio che si possano innescare ulteriori tracimazioni o rotture e fontanazzi.