
Gran finale, domenica 7 maggio per POLIS Teatro Festival di Ravenna, diretto da Davide Sacco e Agata Tomšič / ErosAntEros, che termina il suo intenso viaggio attraverso i Balcani, a cui è stata dedicata questa sesta edizione, con un’ultima giornata di festival piena di spettacoli e incontri di approfondimento.

Si inizia presto, alle ore 12 il Teatro Socjale di Piangipane ospita il racconto teatrale PPP ti presento l’Albania del giovane artista italo-albanese Klaus Martini. Da una parte c’è il Friuli di Pasolini, dall’altra c’è l’Albania di Ilir, trasparente alter ego di Martini, che ricava, dal ritrovarsi di Pasolini nella terra d’origine della madre, la spinta a ritrovarsi a sua volta. E a seguire, come da tradizione, si rimane insieme per pranzare gustando un piatto di cappelletti realizzati dai volontari del Teatro Socjale. Quest’anno è possibile acquistare (solamente online) i biglietti dello spettacolo con incluso il servizio navetta in partenza alle ore 11 di fronte al Teatro Rasi.
Nel pomeriggio (ore 15) il Museo d’Arte della città, das spazio alla seconda replica della prima assoluta di Nemico (attraversando i Balcani) del collettivo francese ZONE -poéme- (in coproduzione con Polis), performance pensata appositamente per gli spazi del MAR e sviluppata dopo una lunga residenza degli artisti nei Balcani, per riflettere sul concetto di nemico oggi in quei territori e conoscere meglio le guerre che attraversano il nostro presente.
Alle 16 (Teatro Rasi è previsto un importante momento di approfondimento e riflessione sui temi trattati dal festival con la tavola rotonda Conflitti, migrazioni e prospettive di integrazione: Balcani ed Europa tra passato e futuro, a cura del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna e del Centro Europe Direct della Romagna, con i professori Stefano Bianchini e Marco Zoppi, con gli artisti Simon Capelle e Žiga Divjak, coordinati dalla professoressa Annalisa Furia.
Alle 18 (Teatro Rasi, ridotto) replica de Il minatore di Husino di Branko Šimić. Un’installazione in cui il minatore simbolo della rivolta dei lavoratori di Husino degli anni ‘20, è reincarnato in una statua di specchi, un’opera di mosaico contemporaneo, che richiama la cultura disco, per riflettere sulla transizione al post-capitalismo e guardare con occhi diversi al futuro.
Chiude la giornata e l’intero festival, alle ore 19.30 (Artificerie Almagià), lo spettacolo, in prima nazionale, Il gioco di Žiga Divjak, nuova promessa del teatro documentario sloveno. Un lavoro di forte coinvolgimento sulla rotta migratoria balcanica: persone che hanno camminato attraverso metà del mondo per fuggire da guerre, persecuzioni, violenze e povertà, chiamano l’ultimo pezzo della loro strada, il pezzo che li porta dalla Bosnia alla destinazione sicura in Europa, il gioco.