Alluvione: «Nel comune di Ravenna si sono allagati 3mila edifici e 900 imprese»

Il sindaco Michele de Pascale ha illustrato il quadro del territorio al presidente della Repubblica: «Dopo le grandi opere come quelle dei Fiumi Uniti nel ‘700, ora servono le opere dei nostri tempi»

Mattarella De Pascale Prefetto

Gli allagamenti causati dall’alluvione nel comune di Ravenna hanno riguardato 60 km quadrati, coinvolto 3000 edifici, 900 imprese, 4.200 cittadini, 37 allevamenti e complessivamente, seguendo una strategia preventiva che non aspettava l’arrivo dell’acqua, è stata disposta l’evacuazione di 32mila persone.

Sono numeri forniti dal sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, nel discorso pronunciato in municipio a Ravenna dove ha fatto tappa il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita alla Romagna colpita dall’alluvione.

I 60 kmq di territorio andati sott’acqua rappresentano il 10 percento della superficie comunale, ma il primo cittadino ricorda che il comune di Ravenna è il secondo più grande d’Italia dopo Roma: 60 kmq sarebbero un terzo del comune di Bologna e di Milano.

La dinamica dell’alluvione

Così De Pascale ha sintetizzato la dinamica dell’alluvione: «Ci sono state piogge mai conosciute e mai viste prima nelle nostre colline che hanno prodotto frane e disastri incredibili per quelle comunità, che già vivono il fenomeno dello spopolamento. Quest’acqua è scesa a grandissima velocità, ha distrutto gli argini di quasi tutti i fiumi della Romagna nelle città vicine alla via Emilia, quindi Faenza, Cesena, Forlì. Ma nel nostro territorio anche Sant’Agata e Castel Bolognese. Poi quest’acqua ha iniziato a scendere, a scendere con grande velocità. C’erano state le piogge del 3 maggio, il terreno non assorbiva quasi niente e questa enorme quantità d’acqua ha allagato tutta la pianura della provincia di Ravenna».

Il sindaco ha ricordato che la città soffre di subsidenza da migliaia di anni (l’abbassamento del suolo) e quindi poteva essere allagata in modo molto più consistente: «Si poteva arrivare a coinvolgere 100/150mila persone, la quasi totalità era a rischio. Nel nostro piano di Protezione civile il 100% del territorio è potenzialmente alluvionabile».

Il racconto di De Pascale prosegue: «Si sono ricostruiti argini con operai e ditte che sono andati a lavorare in contesti difficilissimi. I dipendenti dei consorzi di bonifica che sono riusciti a regimentare i canali e a farli circolare con flussi d’acqua che erano impensabili. L’acqua è tornata a poter circolare sui fiumi che avevano rotto. Sono arrivate quindi pompe idrovore, prima da tutta Italia e poi da tutta Europa. Abbiamo nella sala consiliare le bandiere del Canada e del Regno Unito, per il sacrificio che fecero durante la seconda guerra mondiale. Dopo tanti anni abbiamo di nuovo avuto bisogno in maniera molto diversa e in questo comune e in questa provincia ci saranno anche le bandiere della Slovenia, della Slovacchia, del Belgio e della Francia. Perché noi non dimentichiamo chi ci aiuta».

Il salvataggio è avvenuto grazie agli sforzi sul campo e alle opere del passato: «Il cardinale Giulio Alberoni deviò due fiumi che circondavano la città, il Ronco e il Montone, e che avevano fatto storicamente danni incredibili nel 1700, quando il palazzo della Prefettura, invece di avere il sapiente governo del prefetto, aveva quello delegato pontificio. In questi giorni, oltre a chiedere gli indennizzi, ovviamente per chi è stato colpito, chiediamo anche che a fronte delle nuove sfide dei cambiamenti climatici, vengano realizzate anche le opere del nostro tempo, per proteggere le persone».

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