Pini si difende: «L’Ausl mi ha cercato per le mascherine e ha accertato i documenti»

L’ex deputato della Lega è in carcere a Ravenna in custodia cautelare per un’indagine su un affidamento alla sua società di Fusignano per una fornitura da sei milioni di euro di dispositivi protettivi

Gianluca Pini Mascherine

Gianluca Pini (a destra) con il primo lotto di mascherine

È stata l’Ausl Romagna a cercare l’ex deputato Gianluca Pini tramite un funzionario che è amico di infanzia e la documentazione a supporto della fornitura di mascherine è stata accertata dalla stessa azienda sanitaria pubblica. È la linea difensiva tenuta dall’ex leghista nell’interrogatorio di garanzia a cui si è sottoposto in carcere a Ravenna il 23 giugno.

Le accuse nei confronti di Pini sono truffa aggravata, autoriciclaggio, frode in commercio e nelle pubbliche forniture e due episodi di corruzione. Il suo avvocato Carlo Nannini ha chiesto al giudice per le indagini preliminari la scarcerazione o in subordine i domiciliari, ma il giudice si è riservato.

L’indagine si incentra su un appalto con affidamento diretto dall’Ausl alla società Codice di Fusignano di proprietà di Pini per una maxi fornitura di mascherine chirurgiche nella primavera 2020. Valore della commessa sei milioni di euro. Secondo la procura di Forlì fu una truffa (certificazioni delle mascherine artefatte e procedure di importazione non regolari) dietro alla quale si nasconderebbe un traffico di influenze e di scambi di favori tra l’imprenditore ed ex parlamentare leghista e l’ex dg dell’Agenzia delle Dogane e assessore della Regione Calabria Marcello Minenna.

Ai tempi dell’accordo Ausl-Codice, nacquero polemiche e critiche verso Pini. La consegna del primo lotto avvenne in meno di 15 giorni, in anticipo rispetto alle previsioni: «Alla faccia di sciacalli, iene, nani e ballerine», scriveva l’ex parlamentare.

In tutto sono 34 le misure cautelari disposte dal gip, per una serie di reati che vanno dalla truffa aggravata alla corruzione. Pini è stato il primo ad essere interrogato, per quasi tre ore, in carcere, ieri a Ravenna, dove si trova da giovedì mentre Minenna, finito ai domiciliari, sarà ascoltato il prossimo 28 giugno. Quasi tutti gli interrogatori si svolgeranno la prossima settimana.

«Il mio assistito ha risposto a tutte le domande e si è difeso dalle contestazioni – ha spiegato il legale di Pini, Carlo Nannini, alle telecamere di Rainews24 -. L’Ausl Romagna lo ha cercato tramite un funzionario che è un amico d’infanzia per reperire delle mascherine che erano introvabili e allora lui ha attivato i buyer che conosceva grazie al suo lavoro di imprenditore. A quel punto è stato stipulato un accordo quadro e la documentazione delle mascherine è stata accertata dalla stessa Ausl, infatti le mascherine sono state utilizzate senza problemi. Solo in seguito, sostiene la stessa Procura, si è scoperto che erano incongrue».

La procura parla di “pactum sceleris” tra Pini e Minenna, ma secondo il legale non è così visto che all’epoca «nessuno sapeva come funzionava per far arrivare le mascherine e Pini gli ha solamente chiesto informazioni su come far arrivare la merce». Per la magistratura invece i due avrebbero lucrato  sulla pandemia, nel suo momento inziale e più drammatico. Il patto fra i due sarebbe basato su unoscambio di favori: Pini aveva promesso a Minenna di accreditarlo all’interno della Lega in modo che venisse considerato un uomo di quel partito e gli prometteva la conferma della nomina a direttore dell’Agenzia delle Dogane a seguito del cambio del governo, che effettivamente otteneva. Minenna, sostengono i magistrati, “accettava le promesse in cambio dell’asservimento della sua funzione pubblica”, in particolare “alle richieste di Pini in occasione di importazione di merci”.

L’inchiesta di Forlì è una costola di un’indagine della Dda di Bologna su un carico di cocaina trasportata su un camion dal Belgio. Lunedì 26 giugno l’ex parlamentare leghista sarà ascoltato anche dal Gip di Bologna nell’ambito del secondo filone d’indagine, legato al traffico di stupefacenti. «Il mio assistito non ha contestazioni riguardo agli stupefacenti, ma gli vengono contestati anche in questo caso due episodi di corruzione. Forniremo spiegazioni».

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