Gli immobiliaristi commerciano le oasi e il Parco del Delta non ha soldi da offrire

500 ettari di area protetta alla foce del Bevano sono stati ceduti da un privato a un altro e l’ente pubblico non ha ottenuto un mutuo per fare un’offerta «perché abbiamo un bilancio irrisorio»

Ravenna Foce Bevano Ortazzo Turismo Comunicattivi DJI 0571 (1)Un lotto di circa 480-500 ettari, equivalenti a circa 600-700 campi di calcio, compreso nelle zone naturalistiche protette denominate Ortazzo e Ortazzino a ridosso della foce del torrente Bevano a Lido di Classe è stato compravenduto tra due società private per un valore di circa 600mila euro senza che il Parco del Delta potesse presentare un’offerta per mancanza di risorse, sebbene l’area ricada dentro al perimetro di competenza dell’ente ambientale.

La cifra della transazione la si apprende dalla lettura di un articolo firmato da Carlo Raggi su Il Resto del Carlino in edicola oggi, 11 agosto. La cessione del terreno è arrivata a conclusione della procedura di liquidazione volontaria della società Immobiliare Lido di Classe con sede a Roma. Ad acquistare il terreno è stata una società di intermediazione immobiliare.

Era stata la sezione locale dell’associazione ambientalista Italia Nostra a portare all’attenzione pubblica la vicenda, lamentando un presunto scarso interesse del Parco del Delta per diventare proprietario di una superficie in una delle zone naturalistiche di maggior pregio dell’intero Delta del Po che già negli anni Settanta vide una mobilitazione di cittadini, forze politiche, associazioni ambientaliste contro una lottizzazione immobiliare già avviata dalla società romana. Il Comune era riuscito a bloccare la speculazione edilizia, salvaguardando le peculiarità del comparto.

Alle critiche di Italia Nostra è arrivata la replica del Parco con un comunicato stampa pubblicato sul sito web: «Da subito ci siamo attivati per chiedere mutui alla Cassa Depositi e Prestiti dello Stato ed anche a due banche diverse, inclusa la tesoreria attuale, ma non ci sono stati concessi. La causa? Il nostro irrisorio bilancio, a detta delle banche stesse, non offriva sufficienti garanzie per un mutuo di appena 500mila euro». La direzione del Parco sottolinea di aver bussato a tutte le porte, chiedendo finanziamenti anche agli enti locali, presentando dossier che illustravano l’importanza del sito e le possibilità di conservazione e valorizzazione dei siti, ma ciò non ha sortito l’apertura di linee di credito. «L’ente Parco ha dovuto, quindi, accettare suo malgrado che l’area finisse nuovamente nelle mani di società private».

Dal Parco ricorda che i vincoli del piano territoriale del Parco e di rete Natura 2000 «rendono l’area di fatto intoccabile e assolutamente protetta da ogni punto di vista».

La vicenda arriva anche in consiglio regionale con il gruppo Europa Verde. La capogruppo Silvia Zamboni ha depositato un’interrogazione alla giunta per chiedere chiarimenti sia in merito all’acquisizione, da parte di privati, di un’area di enorme pregio naturalistico compresa nel perimetro del Parco, sia sulle carenze di bilancio che avrebbero impedito al Parco di aggiudicarsi l’area.

L’interrogazione chiede alla Giunta se sia stata messa a conoscenza della volontà di acquisto dell’area da parte del Parco Delta del Po; se sia stata interpellata per concedere finanziamenti al fine di evitare che l’area finisse nelle mani di società private; in caso affermativo, per quale ragione è stato negato il finanziamento necessario per consentire al Parco di acquistare la suddetta area.

Nel 2017 Ravenna&Dintorni trattò l’argomento. L’assessore al Patrimonio del Comune all’epoca, Massimo Cameliani che oggi è presidente del consiglio comunale, disse che si era riaperto un dialogo con la società proprietaria. L’ex sindaco Fabrizio Matteucci nel 2011 in occasione dei lavori al centro Bevanella (oggi il punto di partenza per le escursioni nell’area aperta al pubblico e fino alla foce del torrento Bevano, organizzate dalla cooperativa Atlantide) si pose come obiettivo quello di acquisire l’area per allestire percorsi e servizi turistici per un’area naturale che «non ha niente da invidiare alla Camargue».

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