Quell’oasi naturale di proprietà privata: 480 ettari chiusi al pubblico

Ortazzo e Ortazzino, alla foce del Bevano, furono acquisiti da una società immobiliare di Roma negli anni Sessanta per costruire ma i vincoli ambientali successivi bloccarono tutto. Il Comune di Ravenna riapre il dialogo per acquisire l’area

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Uno scatto dell’Orto e Ortazzino (foto www.lidodiclasse.com)

 

“Il comprensorio dell’Ortazzo e Ortazzino – citiamo l’ufficio Turismo del Comune di Ravenna – è il sito costiero avente la maggiore biodiversità di tutto il litorale emiliano-romagnolo”. Ma è praticamente inaccessibile. E non solo per i vincoli di tutela ambientale, ma anche perché è quasi tutto di proprietà di una società immobiliare di Roma, che l’ha acquistato negli anni Sessanta. Si tratta di un complesso di 480 ettari (all’interno della Pineta di Classe, attorno alla foce del Torrente Bevano), che comprende aree pinetate, aree umide, zone ancora agricole e alcuni fabbricati di servizio. Tutto chiuso al pubblico da cancellate e inutilizzato in quanto nel frattempo l’area, oggi rientrante nel Parco del Delta del Po, è stata vincolata e non è stato quindi più possibile costruire, come invece nelle intenzioni iniziali degli immobiliaristi.

Già dai tempi del sindaco Vidmer Mercatali il Comune di Ravenna cerca di acquisire l’area, ma le richieste dei proprietari sono sempre state fuori portata. Oggi – ci dice l’assessore al Patrimonio del Comune, Massimo Cameliani – si è invece riaperto un dialogo. La società potrebbe infatti essere interessata ad alienare il terreno, anche a prezzi non di mercato, consapevole che l’unico soggetto interessato a questo punto non può che essere un ente pubblico. L’ultimo a parlarne pubblicamente fu infatti l’ex sindaco Fabrizio Matteucci nel 2011 in occasione dei lavori al centro Bevanella (oggi il punto di partenza per le escursioni nell’area aperta al pubblico e fino alla foce del torrento Bevano, organizzate dalla cooperativa Atlantide) quando si pose come obiettivo quello di acquisire l’area per allestire percorsi e servizi turistici per un’area naturale che «non ha niente da invidiare alla Camargue», disse pochi mesi dopo l’inaugurazione del centro visite. Ora l’obiettivo potrebbe raggiungerlo Michele de Pascale, suo successore a Palazzo Merlato.

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