Un dirigente di Marcegaglia e uno di Cofari a processo per la morte di un operaio

Il 63enne Hysa Bujar era un dipendente della Cofari e manovrava un carroponte nello stabilimento di Ravenna della Marcegaglia: il 15 luglio 2021 morì schiacciato da una bobina di acciaio. Sindacati tra le parti civili: «Le condizioni di sicurezza sono precarie»

Marcegaglia Ravenna Centro ServiziUn dirigente della Marcegaglia e uno della Cofari andranno a processo in tribunale a Ravenna con l’accusa di omicidio colposo per un incidente sul lavoro in cui morì un operaio dipendente della Cofari e occupato nello stabilimento del colosso dell’acciaio in via Baiona dove la cooperativa ha l’appalto per la movimentazione dei coil. È la decisione presa stamani, 5 ottobre, dal giudice per l’udienza preliminare. L’incidente risale al 15 luglio 2021, perse la vita il 63enne albanese Hysa Bujar, schiacciato da un coil mentre manovrava un carroponte.

Gli imputati chiamati ora rispondere di quella morte sono il procuratore speciale in materia di salute e sicurezza della Marcegaglia, il 47enne Stefano Pantarotto, e il legale rappresentate della Cofari, il 34enne Marco Costantini. In un primo momento erano state sette le persone raggiunte da un avviso di garanzia, tre di Cofari e quattro di Marcegaglia: ma per cinque di loro la procura aveva deciso di chiedere l’archiviazione. Per Pantarotto e Costantini la procura ritiene che ci sia stata imprudenza, negligenza, imperizia e la violazione di alcune norme.

Secondo una perizia del consulente della procura, tra le cause dell’incidente fatale per Bujar vanno inseriti i ristretti spazi di manovra dovuti alla presenza di troppe bobine. Inoltre, sempre secondo la perizia dell’accusa, non era stato valutato il rischio di ribaltamento dei nastri dopo urti e collisioni e non erano state indicate adeguate misure di protezione.

I sindacati Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti figurano tra le parti civili con l’assistenza degli avvocati Ilaria Morigi, Giuseppe Fortino e Claudio Cardia. Tra le parti civili non figurano gli eredi del lavoratore che sono stati risarciti dalle assicurazioni delle aziende coinvolte. «Dalla perizia disposta dal pubblico ministero – scrivono i sindacati in una nota – emergono a nostro avviso evidenti responsabilità di entrambe le aziende Cofari e Marcegaglia. I nostri legali si adopereranno per supportare in ogni modo le tesi della pubblica accusa, affinché emergano le responsabilità della morte del lavoratore». È di pochi giorni fa un allarme lanciato dagli stessi sindacati per il ripetersi di incidenti nello stabilimento. L’azienda non ha replicato a seguito della pubblicazione sui media locali.

Le organizzazioni sindacali sottolineano che le condizioni di sicurezza, in particolar modo per i lavoratori delle ditte appaltatrici, sono ancora precarie: «L’alto turnover dovuto alla precarietà degli appalti, il fabbisogno di personale e i ritmi della produzione inducono i datori di lavoro a cercare scorciatoie riguardo la sicurezza pur di soddisfare le necessità produttive». I sindacati ribadiscono la necessità di intervenire sulle aziende appaltatrici per assicurare una formazione e addestramento adeguati, ridurre i ritmi di lavoro e garantire le pause «che ad oggi ci risulta non siano effettuate». Richieste già avanzate nelle piattaforme per la contrattazione aziendale, «ma che ancora non hanno avuto alcun riscontro».

Nell’agosto del 2021, un mese dopo la morte di Bujar, Ravenna&Dintorni raccontò di come alla Marcegaglia fosse ancora tutto fermo a proposito di un progetto sperimentale annunciato due anni prima per il miglioramento della sicurezza. Un rapido calcolo portava a dire che il costo di quel sistema era la metà di un millesimo del fatturato del gruppo. In quell’occasione chiedemmo a Marcegaglia di poter intervistare un dirigente per avere informazioni ma ci risposero che non era il momento adatto vista l’indagine in corso.

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