La sede dell’azienda Curti a Castel Bolognese è stata colpita dalla protesta portata avanti dal movimento pro Palestina che ha già messo a segno diverse azioni in varie parti d’Italia. Nella notte tra l’1 e il 2 giugno sulla recinzione della ditta di costruzioni meccaniche è stato affisso uno striscione che recita “Curti fabbrica genocidio, Palestina libera”. Il gesto, secondo quanto contenuto in una email giunta in redazione nella mattinata del 2 giugno, è stato rivendicato da “Pro Pal Faenza si muove”, una realtà non meglio precisata che finora non era nota alle cronache locali. I sedicenti autori del blitz chiedono il boicottaggio della Curti per i suoi collegamenti con l’industria bellica.
Questi alcuni passaggi del comunicato di rivendicazione: «Ci uniamo alle proteste contro la militarizzazione in atto in tutto il territorio nazionale organizzate dai movimenti per la Palestina, come il corteo regionale di domenica 2 giugno a Modena e le azioni a Roma contro la parata militare. La nostra Repubblica finge di ripudiare la guerra mentre è collusa con il complesso militare-industriale dell’Occidente imperialista».
Il gruppo “Pro Pal Faenza si muove” riporta alcuni passaggi di un’inchiesta pubblicata da Weapon Watch – un osservatorio sulle armi nei porti europei e del Mediterraneo costituito a Genova – nei mesi scorsi: Curti è fornitore di Finmeccanica/Leonardo, la più grande azienda statale che produce armi e mezzi militari; Curti progetta e realizza attrezzature per la produzione di parti e assiemi per elicotteri, aerei addestratori, mezzi per trasporto truppe e artiglieria pesante; a novembre 2023 Curti ha ottenuto un contratto attraverso procedura negoziata (cioè senza bando di gara) del ministero della Difesa per un importo previsto di 2,2 milioni di euro per il progetto di un sistema di navigazione per droni militari in contesti geografici impervi dove manca il segnale Gps a scopo di ricognizione identificazione dei bersagli; con la sua controllata Npc, Curti realizza nanosatelliti a uso civile e militare.