C’è anche un 61enne lughese tra i 25 indagati (in tutta Italia) del gruppo suprematista e neonazista chiamato prima “Werwolf Division” e poi “Divisione Nuova Alba”. Come scrive il Carlino Ravenna in edicola oggi, si tratta dell’unico non accusato di associazione per delinquere, ma sotto inchiesta per propaganda e istigazione all’odio razziale, etnico e religioso.
In 12 sono finiti in carcere nell’ambito dell’inchiesta della Digos di Bologna, coordinata dalla procura, che ha permesso di smantellare la rete neonazista, secondo gli investigatori una sorta di “cellula organizzata”, già in fase operativa e in grado di realizzare atti eversivi, anche con tecniche usate dai cosiddetti lupi solitari sia suprematisti che jihadisti – citiamo un’agenzia dell’Ansa.
Il 61enne lughese (a cui è stato sequestrato il computer durante la perquisizione della Digos) è accusato di aver diffuso via chat e sui social contenuti di matrice negazionista e antisemita, che esaltavano il nazismo e istigavano all’odio razziale: secondo l’accusa – scrive sempre il Carlino – non era un promotore del gruppo, ma il suo ruolo di propagandista lo rendeva significativo nella strategia comunicativa dell’organizzazione.
Tra le contestazioni mosse al gruppo c’è la “preparazione di gravi attentati”, anche nei confronti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e di un economista del World Economic Forum, Klaus Schwab. L’idea di colpire la premier emerge da conversazioni agli atti, risalenti al 2023, quando alcuni indagati hanno discusso tra loro più volte di Meloni, definendola tra l’altro una «fascista che perseguita i fascisti».