sabato
14 Giugno 2025
Tribunale

Un’altra condanna per bancarotta per Musca e la moglie: soldi sottratti all’azienda

Quattro anni in primo grado per il 74enne noto immobiliarista e tre anni per la donna 56enne, assolto il figlio dell'uomo. Due mesi fa i tre erano già stati condannati per altri tre fallimenti con un passivo di 33 milioni di euro

Condividi

Il processo in tribunale a Ravenna per la bancarotta della società di consulenze e gestione contabile Sicro Capital Service (Scs), fallita a marzo 2018, si è concluso con la condanna una coppia di coniugi: quattro anni per il 74enne Giuseppe Musca, noto imprenditore immobiliare che fu vicesindaco di Ravenna negli anni ’80, e tre anni per la 56enne Susi Ghiselli. L’accusa che li accomunava era di bancarotta fraudolenta e distrattiva, con una sottrazione complessiva di fondi pari a quasi 74mila euro.

Sono invece stati assolti il figlio dell’uomo, il 45enne imprenditore turistico Nicola Musca (per non avere commesso il fatto) e il 76enne Antonio Costa (perché il fatto non costituisce reato). Un quinto imputato, un 74enne tirato in ballo per la sola bancarotta semplice, aveva a suo tempo scelto un’altra strada processuale beneficiando di una messa alla prova.

La sentenza è arrivata il 19 dicembre, la notizia è riportata dai quotidiani locali, Resto del Carlino e Corriere Romagna.

Musca senior è stato amministratore unico della società dal dicembre 2011 al marzo 2012 e comunque amministratore di fatto; Ghiselli era stata consigliera dal maggio 2014 al maggio 2016 oltre che amministratrice di fatto. Musca junior era stato consigliere dal gennaio 2015 e amministratore delegato dal febbraio dello stesso anno. Per la procura avevano concorso nella bancarotta tutti occultando le scritture contabili.

Secondo l’accusa, dal 2014 al 2015 ci sarebbe stati bonifici per 37.529 euro dai conti della società per spese personali che, stando alla ricostruzione della procura, non c’entravano con l’oggetto sociale. A beneficiare dei versamenti un’agenzia viaggi, organizzatrice di soggiorni a Barcellona, Miami e New York. A questi si aggiungevano altri 36.307 euro per un contratto di locazione ad uso foresteria e per la ristrutturazione di un appartamento in via Cerchio, in centro storico a Ravenna. Soldi, secondo quanto contestato, sottratti alla società poi fallita.

Secondo le difese (per Musca senior l’avvocato Filippo Furno; per la moglie gli avvocati Giovanni Scudellari e Antonio Primiani; per Musca junior l’avvocato Giorgio Guerra) i viaggi erano stati di lavoro e documentati. In quanto alle spese di ristrutturazione, erano state a beneficio di un immobile che sarebbe stato messo a disposizione dell’amministratore di Scs il quale avrebbe risparmiato (o, al più, pareggiato) i costi di pernottamento che avrebbe dovuto affrontare per stare a Ravenna. Circa la contabilità, nessun occultamento; e comunque si trovava già agli atti acquisita dalla guardia di finanza e in possesso della curatela fallimentare.

Due mesi fa la stessa coppia di coniugi era già stata condannata anche nel processo per i fallimenti di altre tre società (Asa Holding, Romauto e Arca) con un passivo complessivo di circa 33 milioni di euro: sei anni a mezzo di pena all’uomo e cinque anni e otto mesi alla donna. In quel caso venne condannato anche il figlio (tre anni). L’inchiesta era partita dodici anni fa.

Condividi
Contenuti promozionali

DENTRO IL MERCATO IMMOBILIARE

CASA PREMIUM

Spazio agli architetti

La casa di Anne

Il progetto di un'abitazione del centro di Ravenna a cura dello studio di Giovanni Mecozzi

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi