mercoledì
15 Ottobre 2025
Il caso

Ravenna Festival: «Rossi rinviato a giudizio prima di firmare il contratto per la direzione artistica»

L'organizzazione della rassegna spiega: il 36enne musicista ha rinunciato all'incarico prima di dover presentare la dichiarazione sui procedimenti penali in corso

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«Alla data in cui è stata pubblicata la notizia del suo rinvio a giudizio, non era ancora stato sottoscritto alcun contratto con Michele Marco Rossi. La richiesta di una dichiarazione sostitutiva a certificazione di eventuali procedimenti penali in corso non è stata poi adempiuta da Rossi per la sua rinuncia all’incarico prima della formalizzazione del contratto». È il chiarimento della Fondazione Ravenna Manifestazioni sulle questioni sollevate da un’interrogazione del consigliere comunale Alvaro Ancisi (Lpr) in merito alla vicenda che coinvolge il 36enne musicista, scelto dalla Fondazione come co-direttore artistico della rassegna Ravenna Festival, insieme alla moglie Anna Leonardi.

Per dovere di cronaca va detto che nella nota inviata alla stampa il 3 ottobre da Ravenna Manifestazioni si parlava di dimissioni accettate e non di rinuncia all’incarico. Stesso termine usato anche da Rossi nella lettera scritta per farsi da parte e di cui la Fondazione ha riportato questo un passaggio: «È l’inizio di un periodo lungo pieno di dolore e difficoltà. Questa consapevolezza, unita al rispetto e all’amore profondo che ho per il Festival, mi induce a dare le mie dimissioni dal ruolo di co-direttore artistico». Da lì nasce l’uso del termine dimissioni per riferirsi alla vicenda sia da parte della stampa che da parte della politica.

Il decano dell’opposizione ha chiesto al sindaco di Ravenna, presidente del consiglio di amministrazione della stessa Fondazione, chiarimenti sulla mancanza dell’autodichiarazione di Rossi su procedimenti penali pendenti a suo carico. Illustrando i contenuti della sua interrogazione alla stampa, Ancisi aveva ribadito che quella dichiarazione era un passaggio obbligato per quella assunzione perché, a suo avviso, la Fondazione è da equiparare a un ente pubblico in quanto la compagine dei soci è composta in buona parte da enti pubblici.

Anche su questo tema la Fondazione ha voluto fare chiarezza: «Ravenna Manifestazioni è un ente di diritto privato e non un soggetto di diritto pubblico. Chi la cita come tale le attribuisce una qualificazione non corretta: per la precisione, e secondo le definizioni Anac, la Fondazione non è nemmeno qualificabile quale ente “in controllo pubblico” (delibera 1134 del 8/11/2017) bensì come soggetto partecipato dal pubblico. In secondo luogo, deve esplicitarsi che Rossi è stato sì prescelto come co-direttore artistico della Fondazione dal consiglio di amministrazione del 4 agosto 2025, ma il rapporto giuridico che si sarebbe poi andato ad attivare, con le procedure amministrative del caso, non era una “assunzione”, di lavoro dipendente, bensì un incarico professionale verso un lavoratore autonomo. Vista l’inesistenza di un rapporto giuridico fra la Fondazione e Michele Marco Rossi, ab origine, non si pone alcuna questione di mantenimento o perdita del posto di lavoro o meglio dell’incarico professionale».

L’ultimo chiarimento reso pubblico dalla Fondazione, nella nota inviata alla stampa, riguarda la procedura relativa alla direzione artistica del teatro di tradizione: «Qualcuno l’ha erroneamente definita “bando pubblico”, è invece una “manifestazione d’interesse”, propria degli organismi, appunto, di diritto privato che possono altresì del tutto legittimamente attivare contratti diretti di natura fiduciaria».

Resta confermato l’incarico a Anna Leonardi, moglie di Rossi: le condizioni economiche del suo ruolo saranno pubblicate sul sito, come richiesto dalle norme sull’amministrazione trasparente, appena terminata la sua formalizzazione.

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