Il milione di euro per Ravenna2015 non basta a coprire i tagli alla cultura

Servirà per interventi infrastrutturali, promo ed eventi. Ma il Comune
dovrà usare la scure. L’appello di De Rosa (RaFestival) all’assessore

Tutti convenuti il 3 marzo in Municipio – con la presenza di decine di enti e associazioni culturali cittadine – alla chiamata del primo incontro dedicato a “Ravenna Capitale della Cultura 2015”.

Un incontro ambivalente che a fronte della buona notizia di un milione di euro garantiti dal Ministero per i Beni Culturali (in arrivo tra aprile e maggio, e non un milione e 200mila euro come a suo tempo ipotizzato) ha affrontato anche l’amara decurtazione dei fondi per iniziative culturali già decise dalle fondazioni bancarie (Cassa di Risparmio e Fondazione del Monte, vedi articoli correlati) e la spada di Damocle di altri tagli che potrebbero arrivare direttamente dall’Amministrazione comunale, alle prese con i limiti dei trasferimenti statali.

A questo punto il “capitale finanziario” della Capitale 2015 diventa sì «una risorsa a servizio della città» come ha sottolineato il coordinatore del progetto Alberto Cassani – ma anche un “tesoretto” ambito da quasi tutti gli operatori della cultura che devono compensare i bilanci di iniziative già programmate, ora a rischio di non quadrare. Una cifra considerevole ma certo insufficiente per non scontentare nessuno. Detto in altri termini dal sindaco Matteucci: «Un milione di euro non sono pizza e fichi, ma nemmeno una gran cosa rispetto ai bisogni e alle ambizioni».

Di fatto – per dare un minimo di continuità ai progetti di candidatura 2019 e in previsione dell’obiettivo dantesco del 2021 – il milione in ballo è in gran parte vincolato, anche sulla scorta degli accordi con il Ministero. Cassani spiega che «oltre la metà del budget sarà dedicato a interventi strutturali». Come preannunciato si tratta di investimenti su arredi e attrezzature di spazi già esistenti come il Museo Archeologico di Classe e Palazzo Rasponi e un paio di potenziali “contenitori culturali” in Darsena. Mentre – sottolinea il coordinatore – «altre risorse saranno impegnate a promuovere il marchio di Ravenna Capitale a livello nazionale, in sintonia con le altre città italiane nominate, e in ambito territoriale». La promozione sarà orientata a divulgare iniziative di rilievo come il Ravenna Festival, il Parco Archeologico di Classe, la biennale Ravenna Mosaico, il Settembre Dantesco e la mostra “Bel Paese” del Mar in calendario, per l’appunto, nel 2015. «Il resto sarà finalizzato sia per cofinanziare iniziative in essere sia per organizzare, con il coinvolgimento delle realtà culturali ravennati, due eventi simbolo della nomina – ha precisato Cassani – una giornata in Darsena a metà luglio e una a dicembre a Palazzo Rasponi, per concludere l’anno da capitale, a cui parteciperà anche il ministro Franceschini».

In occasione dell’incontro, ad esprimere senza mezzi termini l’inquietudine del mondo culturale ravennate è il soprintendente di Ravenna Manifestazioni Antonio De Rosa, a cui fa capo anche il Ravenna Festival: «Si rischia una sconcertante contraddizione fra l’organizzazione di eventi per la Ravenna Capitale e l’abbandono a metà del guado di chi ha già progettato da tempo il proprio programma culturale, a causa di tagli non previsti. L’assessore alla cultura dovrebbe fare resistenza, e impegnarsi a mantenere la spesa pianificata».

La risposta arriva dallo stesso assessore Ouidad Bakkali: «Anche il Comune è stato lasciato a metà del guado dalla legge di stabilità, approvata a dicembre, che sta mettendo in seria difficoltà il bilancio comunale (pare siano addirittura 7,5 i milioni mancanti da Roma per il bilancio corrente del Comune, ndr). Nel guado ci siamo tutti, la decisione presa tre anni fa è stata quella di diversificare le convenzioni e investire anche su nuovi soggetti oltre a dare continuità a quelli consolidati. È un modo per rispecchiare la varietà del mondo culturale cittadino».

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