mercoledì
25 Giugno 2025
la storia

Il regista svizzero e il giovane rom, così Ravenna diventa un set neorealista

Hanspeter Ammann gira un film in città con un ragazzo notato per strada: «L’ho sentito suonare la fisarmonica e l'ho voluto come attore»

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film a RavennaQuesta storia inizia con un sogno nella giungla e finisce con un film girato e ambientato a Ravenna. Il regista svizzero Hanspeter Ammann si trovava nel nord della Thailandia, al confine con il Laos, dove la foresta pluviale è così fitta da non lasciar filtrare la luce del sole… Lì Ammann stava girando un film sui combattenti tailandesi, quando una notte gli sono apparsi in sogno sua madre e suo padre. Nel sogno Ammann era bambino, e come quando aveva dieci anni, stava andando in auto con i suoi genitori al mare a Milano Marittima. «Era da tanto che non ripensavo a quelle estati di fine anni ’60. Nel sogno passiamo in macchina davanti a un cartello con scritto “Ravenna” e chiedo a mia madre “Andiamo a vedere i mosaici?” e lei mi risponde “Fa troppo caldo, andiamo in spiaggia, ci andremo la prossima volta”. Diceva sempre così, e alla fine non ci andammo mai. Così quando mi sono svegliato ho deciso che sarei venuto a vedere i mosaici».

I primi giorni di Ammann a Ravenna sono stati come quelli di un normale turista: chiese, passeggiate, gelati e un corso di mosaico. «Mentre vedevo Ravenna ho pensato che questa era la città che cercavo da anni per girare un film che avevo in mente. Un omaggio al neorealismo. Oggi i film sono girati bene, hanno una bella fotografia, musiche meravigliose, attori splendidi, ma non trasmettono emozioni autentiche. Credo che il neorealismo sia stato un momento magico per il cinema internazionale. Con attori che non erano attori professionisti i registi italiani raccontarono le storie vere della realtà di quegli anni».

L’idea di Ammann era quella di girare un film tributo alla pellicola che ha segnato maggiormente la sua carriera cinematografica, Ossessione di Luchino Visconti. Per farlo «ho deciso di usare come set ambienti che mescolano la natura e l’industria, gli stessi che utilizzò Michelangelo Antonioni in Deserto Rosso. Volevo anche far recitare attori non professionisti, persone vere. Ma in città non conoscevo nessuno e non sapevo chi avrei potuto coinvolgere nel progetto, allora chiesi all’unica persona che conoscevo, l’insegnante di mosaico Anna Fietta. Anna è stata molto gentile e ha organizzato un casting nel suo studio. Mentre la mattina andavo al casting mi sono fermato a bere un caffé in un bar vicino a Porta Adriana e ho sentito una musica meravigliosa. Era il suono di una fisarmonica. Mi sono avvicinato e ho visto questo ragazzo rom che suonava in maniera magnifica. Gli ho domandato se potevo fargli alcune foto mentre suonava e lui ha accettato. In quel momento è arrivata la polizia e gli ha chiesto di mostrare il permesso per suonare. Lui non lo aveva e hanno iniziato a discutere, io ho detto al poliziotto che le persone amano quella musica, ma il poliziotto mi ha intimato di non impicciarmi e gli ha fatto una multa da 50 euro. Io non capivo, lui suonava meravigliosamente, la persone si fermavano ad ascoltarlo, mi sembrava ingiusto. Allora ho deciso di pagargli la multa. Poi sono andato ai provini. Al casting gli attori erano tutti bravi e belli, ma io continuavo a pensare a al ragazzo della fisarmonica. E finalmente ho realizzato: nel neorealismo i personaggi erano poveri, emarginati, gli ultimi della società. Se volevo fare un film neorealista oggi dovevo prendere lui. Così sono tornato indietro e l’ho ingaggiato come attore».

Il film che Hanspeter Ammann sta girando in questi giorni a Ravenna uscirà a gennaio 2016 e si intitolerà Voyage to Ravenna – Viaggio a Ravenna. I tre protagonisti della storia sono un ragazzo rom, giunto in città per racimolare qualche soldo suonando per strada, un ragazzo albanese venuto per lavorare in spiaggia e un ragazzo del Benin giunto qui per studiare (interpretato dal musicista Frank Viderot).
Ammann è affascinato ed entusiasta di Ravenna. «Questo luogo è perfetto per il cinema. Ci sono set che vanno dal mare alla campagna, dal porto all’industria. Le persone sono molto disponibili e collaborano tra loro. Ho conosciuto moltissime persone in gamba come il videomaker Gerardo Lamattina, che mi sta dando una mano con il film. Lui consoce gli orari migliori per girare le scene, i luoghi, i modi per evitare di essere assaliti dalle zanzare, e condivide le sue conoscenze con me.

Sto pensando seriamente che si potrebbe aprire una agenzia cinematografica a Ravenna. È una città ricca di talenti artistici, di fotografi, di registi. Credo sia un peccato che i ravennati credano poco nelle loro potenzialità. Molti mi chiedono “perché sei venuto proprio a Ravenna?”, “Perché ti piace questa città?” e mi dicono che è una città “provinciale” (lo dice in italiano, ndr), che “di inverno è triste” e “bla, bla, bla”. Beh, cari amici ravennati questa è una città ottima. C’è tutto e credo si possa fare cinema qui meglio che a Roma o a Zurigo…»

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