Riflessioni sul successo dell’evento del 18 luglio del coordinatore della Capitale Italiana della Cultura, Alberto Cassani
«Quella del 18 luglio in Darsena non è stata solo una grande festa. È stata un’occasione molto particolare in cui una sana voglia di spensieratezza e di divertimento si è combinata con una altrettanto sana volontà di partecipare e di sentire come proprio un luogo di grande suggestione come la nostra Darsena.
Da questo punto di vista si è ripreso uno dei fili dell’ampio discorso formulato dalla candidatura per il 2019. Quel discorso parlava, e continua a parlare, della Ravenna del futuro. Una Ravenna che si voleva, e che si continua a volere, più aperta, più creativa e più europea. La Darsena, quella che vorremmo, ne era uno dei simboli, un banco di prova, un terreno su cui cimentarsi.
A mio avviso, l’esperienza del 18 luglio ci dice che a Ravenna ci sono realtà, forze ed energie, soggetti pubblici e privati, persone e associazioni e soprattutto tanti giovani che sono disponibili, come è stato per gran parte del percorso di candidatura, a ragionare e ad operare insieme di fronte a grandi obiettivi comuni. Insomma ci dice che in città non c’è solo il gusto della polemica sterile e del lamento facile. Ma ci dice anche, e ancora una volta, che a Ravenna è la cultura a svolgere un ruolo propulsivo: è la cultura che traccia strade inedite, innova, unisce, propone visioni positive e immagina il futuro.
Naturalmente quello del 18 luglio non è un punto di arrivo, è però una tappa importante, che ci indica un cammino. Molte cose devono essere fatte perché la nostra Darsena di città possa sfruttare le sue potenzialità. C’è bisogno della collaborazione tra pubblico e privato e occorre recuperare risorse e stimolare concretezza e operatività. Il successo del 18 luglio va inteso come un segno di speranza: tutti insieme possiamo farcela.
Ora, intanto, bisogna pensare a onorare il titolo di Capitale Italiana della Cultura fino alla fine: a dicembre vogliamo animare Palazzo Rasponi come è successo per la Darsena, chi ha idee si faccia avanti!».