lunedì
16 Giugno 2025
l'intervista

La penna dei Baustelle fra prosa e canzonette

Bianconi premiato dal festival “Dante 2021“

Condividi

Francesco BianconiNei testi dei Baustelle si intravede un mondo cupo, fatto di decadenza, pornografia, droga e immagini cinematografiche. Forse è stato per dare una forma più concreta a questo mondo che Francesco Bianconi, cantante e autore della band  ha iniziato a scrivere romanzi. Il suo ultimo lavoro La resurrezione della carne edito da Mondadori sarà presentato a Ravenna per il festival “Dante2021“ sabato 19 settembre alle 21 al teatro Alighieri quando riceverà il premio “Musica e parole”.

Scrivere un libro e scrivere un testo di una canzone hanno qualcosa in comune? Cosa porta nei romanzi l’autore dei testi lirici dei Baustelle?
«Sono due scritture molto diverse. La prosa per me è molto più faticosa, forse perchè l’ho praticata meno. Le canzonette mi risultano più immediate. Funzionano più per illuminazioni, per sintesi. Non dico che siano poesie, ma forse funzionano nello stesso modo. La prosa mi mette a dura prova. Mi sento completamente solo in un mare totale di liberà, senza l’appiglio della musica e con troppe poche regole. Si è liberi a tal punto da venire sopraffatti dalla angoscia. Per superare questa angoscia, questa solitudine dello scrittore di prosa, io che di lavoro scrivo canzonette, cerco di far suonare nella mia testa una musica. Cerco di portare nella prosa la musica. Cerco di seguire un ritmo».

Come nascono le sue storie?
«Cerco di fare in modo che il mondo che sto creando con la scrittura non faccia acqua da nessuna parte. Cerco di calarmi nella storia, anche con ripercussioni non piacevoli nella vita reale. Mi immedesimo a tal punto con quel mondo inventato che ho problemi a relazionarmi con la vita vera…».

Quando uscì il suo primo romanzo disse che era stato per togliersi una voglia che aveva fin da ragazzino di scrivere un libro, ma che sarebbe stato l’unico. Come mai ora ha sentito il desiderio di tornare alla narrativa?
«Mi sono accorto che avevo una storia da raccontare, nata così, inconsciamente. Allora ho pensato: Perché non scriverla? Nel primo romanzo ero partito da tanti racconti, che avevo intrecciato in un’unica storia. Questa volta sono partito da una storia classica, un embrione di trama che ho iniziato a ripetermi in testa finché non è diventata un romazo».

Il protagonista del suo romanzo è autore delle sceneggiature di una serie tv sugli zombi. Quello dei morti viventi è un tema che evoca molte metafore. Chi sono per lei gli zombi?
«Il romanzo è ambientato in una Milano del futuro in cui le persone sono ossessionate dall’idea di parlare di cibo, di twittare e condividere foto del cibo. Gli zombi sono il contrario, sono “il mangiare” nel senso più primitivo, seguono solo l’istinto».

Milano è lo scenario di questo romanzo, come di moltissime sue canzoni, che rapporto ha con la sua città?
«Milano è la città in cui vivo e che amo. Amare non significa, per me, “felicità”. L’amore è fatto anche di conflittualità e di crisi. La amo come amo le donne. L’amore non è mai una linea stabile, ma è sempre molto frastagliata».

Questa Milano ossessionata dal cibo ricorda molto la Milano dell’Expo…
«Ho iniziato a scrivere il libro senza pensare all’Expo, ma poi questa concomitanza casuale ha fatto gioco al libro. La storia è ambientata cinque anni dopo l’Expo, potremmo dire nel anno quinto D.E., Dopo Expo».

Ivan Sacchi, il protagonista, è ossessionato dal suo successo, c’è qualcosa di autobiografico? Anche a lei pesa la sua notorietà?
«Sì, vivo in maniera tormentata il fatto di fare un mestiere che mi rende un personaggio pubblico. Che mi obbliga a spettacolarizzare alcuni aspetti della mia vita. Dovrei parlarne con il mio analista… Sicuramente il senso di colpa è una cosa che ho in comune con il protagonista di questa storia».

Amen, I mistici dell’occidente sono i titoli di due album dei Baustelle, ora il libro La resurrezione della carne, sembrerebbe che il cristianesimo abbia una impronta profonda nella sua scrittura… anche questa è inconscia?
«La frase che ho preso in prestito dalla religione cattolica è una frase che mi è sempre piaciuta molto. Ho pensato che traslata potesse essere un buon titolo per parlare di morti viventi e quindi anche per il romanzo…».

Nelle sue canzoni le parole hanno una grande importanza, vengono prima le parole o la musica?
«Non parto mai dalle parole, ma sempre dalla musica, però per me sono di uguale importanza. Scrivere parole per me è molto più difficile, perché sono molto critico e cestino molte cose. Come le melodie sono più auto-indulgente. Anche da ascoltatore amo più le canzoni in cui le parole mi danno qualcosa, non solo nelle canzoni d’autore, ma anche nella musica pop e rock».

Si dice che sarà con le sue canzoni al prossimo Sanremo…
«Ancora non so niente. Speriamo. Come ogni anno mi arrivano richieste per scrivere dei brani, a volte vengono accettate, altre no, ma per ora, per scaramanzia, diciamo che non c’è niente di sicuro».

Condividi
Contenuti promozionali

DENTRO IL MERCATO IMMOBILIARE

CASA PREMIUM

Spazio agli architetti

La casa di Anne

Il progetto di un'abitazione del centro di Ravenna a cura dello studio di Giovanni Mecozzi

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi