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    Categoria: cultura

Ravenna nelle pagine del noir Città e campagne scenari letterari

Con il direttore del festival GialloLuna NeroNotte una carrellata
di libri con ambientazione ravennate da autori italiani e stranieri

I delitti non insanguinano solo le metropoli. Lo dimostra ogni giorno la cronaca, che cancella il sogno dell’esistenza di una provincia tranquilla. Gli scrittori ne sono consapevoli da sempre: il male si annida in piccoli paesi di campagna, come e forse meglio di quanto riesca a fare in un quartiere di New York. Così a volte si è cercato di disegnare una geografia del giallo, e un editore romano, Robin-BdV, pubblica dal 2001 una collana intitolata “I luoghi del delitto”. Insieme a Milano e Roma, Firenze o Genova, spuntano anche San Vito al Tagliamento, Bergamo, Montepulciano e Rimini. Manca Ravenna che, invece, può vantare una bella serie di romanzi gialli, thriller e neri. Si potrebbe catalogare nella categoria “libri del mistero” anche “La delfina bizantina” di Aldo Busi, edito nel 1986 e per buona parte ambientato appunto a Ravenna-Bisanzio.

Quasi vent’anni prima, un giornalista de “Le Figaro”, Yves Dartois (pseudonimo di Henri Jean Yves Ruelle), dopo essere stato ospite dell’Azienda autonoma di soggiorno di Ravenna, rende omaggio alla città scrivendo un polar, insomma un giallo, ambientato appunto fra centro città e spiagge. Così nel 1967 in Francia viene pubblicato “La mosaïque de Balsamo” (Parigi, Denoël), mai tradotto in Italia. Ma Dartois torna spesso a Ravenna e dai propri viaggi nasce un altro romanzo, più hard boiled del precedente, “Le berceau fantôme” (Parigi, Denoël, 1972). La protagonista, bionda e fascinosa, frequenta i corsi estivi di mosaico a Marina Romea, alcuni personaggi abitano in un albergo vicino a San Vitale; e nelle pagine si incontrano persone reali, citate per nome, come il direttore del Centro internazionali di studi per il mosaico, Giuseppe Salietti.

Ma, a proposito di perle dall’estero, vanno ricordate le citazioni altrettanto puntuali dello statunitense Nick Tosches ne “La mano di Dante”, con capitoli dedicati alla Biblioteca Classense e all’Archivio di Stato, con il protagonista alla ricerca di manoscritti autografi appunto di Dante. Oppure il passaggio (un po’ surreale) fra giardini e chiese ravennati che si incrocia nel secondo romanzo edito in Italia di Matilde Asensi, “L’ultimo Catone” (Sonzogno, 2005).

L’autore che però ha fatto (ri)affiorare la città nelle pagine “in giallo”, è Eraldo Baldini. Prima di trasformarsi nel cantore-ideatore del gotico rurale, ha esordito vent’anni fa esatti con il romanzo “Bambine”: un noir durissimo e, insieme, tenero, giocato tutto fra Ravenna e il mare. Il romanzo è di nuovo in libreria grazie alle edizioni Fernandel. Baldini è tornato al giallo poche volte e, in modo compiuto, solo con “Tre mani nel buio” (Sperling, 2001).

In realtà Ravenna si è tinta di giallo già nel 1983 con i racconti… del sottoscritto pubblicati a puntate da l’Unità, poi editi in volume (“Il contrabbandiere duro come un sasso”, 1996); il protagonista Luca Corsini e la sua Ravenna tornano in altri racconti e in due romanzi, “Telefonate e birra, d’autunno” (Fiori Blu, 1999) e “Improvvisazioni per chitarra e batteria” (Foschi 2005, oggi in ebook). Quasi nello stesso periodo Paolo Pingani pubblica “Max” (Fiori blu, 1999; Allori 2001), d’ambientazione ravennate, con un prologo bolognese e un protagonista quasi inedito: un barbone.

Intanto è passato quasi inosservato il romanzo “La morte ha gli occhi dell’arcobaleno” del ravennate trapiantato a Follonica, Stefano Bongini (Biblioteca del Cormorano, 1995): al centro c’è un assassino seriale che cita versetti della Bibbia dei Testimoni di Geova e colpisce in centro città.

Prolifico e originale, Guido Pasi lancia nel 2006 la propria trilogia di “gialli politici d’azione”, con un’ambientazione così precisa che si potrebbero disegnare gli spostamenti dei protagonisti sulla cartina geografica; si è finita nel 2011 con “Morti da morire” (Danilo Montanari Editore). Altrettanto prolifico è Silvio Gambi, con romanzi giallo-storici che spaziano dagli anni di Dante al periodo fascista. Il primo titolo è “Delitto alla chiusa” del 2007 (D. Montanari Ed). Indagini ravennati anche ne “La regina di picche” di Enrico Ortolani (Il Girasole, 2007), in “Ti ho cercato” di Fabrizio Fronzoni (Sbc, 2009); in “Jack” di Mario Scarponi (Girasole, 2009). Ad arricchire la schiera arriva, nel 2011, Nello Agusani con il suo “Doppio delitto alla Bassona”, fra giallo mediterraneo e sfottò dell’attualità politica.

Un’ambientazione identica, ma con un passo più duro, si trova in “Bianco come la notte” di Stefano Mazzesi (Foschi, 2012); l’autore ha pubblicato in questi mesi anche “Rosso e nero”: i commissari Marras e Bandini si muovono in una Ravenna anni Cinquanta, gelida e cupa (NeroPress, ebook). Stessi anni per i racconti di Paolo Casadio raccolti nell’ebook “La cà de gevol e altri racconti” (PaGiNe Edizioni, 2015), con il brigadiere dei carabinieri in quiescenza Evaristo Venturoli; sono tutti centrati sulla zona di Piangipane.

È arrivato al Giallo Mondadori, poi, Marco Phillip Massai, che da alcuni anni pubblica racconti con intrighi storici ambientati nella seconda metà del Seicento, nella campagna ravennate. Meritano una citazione anche “Il mistero della bara” di Lorenzo Bosi, con i protagonisti che vivono a Tredozio; “Giallo smalvito” di Paolo Martini e Stefano Damiani, bagnacavallese doc; e la bella indagine del maresciallo Ferretti ne “La corazza di Teoderico”, di I.L. Federson; “L’avvocata. Una storiacca bizantina” di Serena Stanghellini (Il Girasole, 2014). Senza dimenticare i romanzi “Un biglietto per l’aldilà” di Andrea Mingardi (Pendragon, 2010) e “Adrenalina di porco” di Roberto De Luca (Pendragon, 2014), entrambi con ampie parti dedicate al porto ravennate. È tutto, anche se non c’è alcuna presunzione di completezza e dall’inventario mancano i romanzi firmati da ravennati ma ambientati “altrove”. Alla prossima…